Abdullah Al-Thinni contro la comunità internazionale rea di ignorare le violenze e le uccisioni che ancora una volta hanno scosso la Libia, in particolar modo la città di Sirte ormai abbandonata al suo drammatico destino. Il premier libico non ci sta e in una dichiarazione pubblicata sulla pagina ufficiale governativa di facebook parla di “genocidio”, senza mezzi termini. Il riferimento è al massacro che sta avvenendo in queste ultime ore a Sirte ormai sotto il pieno controllo delle milizie del califfato nero, oltre cento morti secondo le fonti del Libya Herald oltre alle solite devastazioni, ai processi sommari e alle violenze nei confronti della popolazione inerme. L’ennesimo dramma umanitario.
Ieri l’Isis avrebbe decapitato dodici persone e crocifisso i corpi nel corso della battaglia a Sirte, le vittime erano tutti combattenti locali uniti nel fermare i miliziani islamisti, sempre gli uomini dell’Isis avrebbero ucciso ventidue civili che avevano preso parte alla guerriglia urbani e che erano stati ricoverati in un ospedale, dato successivamente alle fiamme. L’Isis intanto non ferma la propria avanzata in Iraq, almeno ventisette membri delle forze governative irachene sono rimasti uccisi in una nuova raffica di attentati dell’Isis nel giorno di ferragosto nell’area di Ramadi nella provincia di Al Anbar. Due militari filogovernativi iracheni infine sono caduti nell’ambito di un’incursione dell’Isis presso i giacimenti petroliferi di Alas e Ayil a nord di Tikrit.