Cresce la tensione nel Mar cinese meridionale tra Stati Uniti e Cina. La decisione americana di inviare una nave da guerra nei pressi delle isole Spartlys – contese tra i due paesi – ha provocato la dura reazione del governo di Pechino. Il comunicato cinese non lascia dubbi d’interpretazione all’azione navale statunitense, affermando che in futuro prenderà “tutte le misure necessarie” dal violare quelle che considera come proprie acque territoriali.
Tensione mai sopita tra Cina e Stati Uniti quindi che si aggiunge ai temi di carattere economico e finanziario degli ultimi mesi, una rivendicazione che però Washington rifiuta in nome della libera navigazione e del libero commercio. Secondo il rapporto del Ministero degli Esteri: “Il vascello militare, la USS Larsen, è illegalmente entrato in acque vicine alle isole Nansha (il nome dato dalla Cina alle Spratlys, ndr) senza l’autorizzazione delle autorità cinesi. La Cina ha espresso il suo forte disappunto e la sua risulta opposizione”. Che rincara la dose affermando che la manovra americana: “ha minacciato la sovranità cinese e gli interessi di sicurezza nazionale e ha danneggiato la stabilità e la pace regionale”.
Le rilevanti autorità cinesi hanno quindi “nel rispetto della legge monitorato, seguito e ammonito il vascello americano”. La Cina “continuerà a monitorare attentamente la situazione nelle acque e nello spazio aereo rilevante e a prendere tutte le misure necessarie”. Washington deve “astenersi da azioni rischiose e provocatorie” e deve “negoziare seriamente con la Cina” e “immediatamente correggere i suoi errori”. Secondo il Pentagono la USS Larsen avrebbe navigato a meno di 12 miglia nautiche dalla costa delle isole contese, il limite internazionale per le acque territoriali. La querelle, scommettiamo, è destinata a infiammarsi nei prossimi giorni e al momento non vi sono i presupposti per una rapida soluzione della situazione a meno di nuovi negoziati che risolvano l’ormai annoso problema.