Da mesi contesa dalle milizie di Abu Bakr al-Baghdadi la diga di Mosul sarà il nuovo obiettivo, da difendere, della nuova missione italo-americana pronta ad agire in Iraq. E’ lo stesso Matteo Renzi ad annunciarlo a margine del programma televisivo “Porta a Porta” in seconda serata su Rai1: “L’Italia non sarà solo in Afghanistan, Libia, Kosovo ma anche in Iraq nell’ambito di un operazione importante presso la diga di Mosul, cuore di un’area pericolosa, che rischia il crollo. Un’azienda di Cesena ha vinto questa gara e noi metteremo 450 uomini e la diga a posto”. La ditta in questione è la Trevi che ha svolto diverse operazioni simili in passato in Iraq, mentre sempre ieri Barack Obama ha citato l’Italia tra i paesi più virtuosi nella comune lotta contro Daesh, intanto dall’area si sono appena ritirate centinaia di truppe turche dopo le proteste del governo iracheno all’Onu. Ma quale sarà il compito della missione?
Sicuramente si cercherà di evitare il collasso strutturale della diga – già nel mirino delle milizie del califfato – e far riprendere il regolare apporto che questa infrastruttura garantisce. I “nostri” soldati – circa 450 secondo il premier Renzi – si aggiungeranno così ai 750 che partecipano all’operazione “Prima Parthica” nell’ambito della coalizione contro Daesh, la diga al momento rischia di crollare con conseguenze disastrose per tutta l’area. Secondo fonti americane, inoltre, c’è bisogno di vigilanza armata per proteggerla da attacchi terroristici che, a quanto pare, mirano al bersaglio grosso per mettere in ginocchio una vasta zona popolosa.
L’azienda Trevi nel 2008 con Drillmec siglò un accordo con la Iraqi Drilling Company per la fornitura di sei impianti per la perforazione, circa 100milioni di dollari di commessa e già nel 2011 la società di Cesena fu molto vicina alla conquista dell’appalto per la sistemazione della diga di Mosul, poi sfumato. Continua la battaglia per strappare ampie fette di territorio a Daesh in Iraq, nelle ultime ore sono morti circa sessantacinque soldati iracheni nello scontro avvenuto a Ramadi, in mano alle milizie del califfato. Per quanto riguarda la Siria si registra l’importante colloquio avvenuto a Mosca tra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e il segretario di Stato americano John Kerry circa la collaborazione Usa-Russia contro Daesh. Infine l’Arabia Saudita ha lanciato la coalizione dei Paesi islamici contro il terrorismo, la formazione è composta da 34 stati membri e sarà coordinata direttamente da Riad, è quanto volevano gli Stati Uniti. La confusione aumenta, i Paesi in gioco pure.