C’è lo zampino dei miliziani dell’Isis dietro l’attentato all’accademia di polizia libica presso Zlitan, circa settanta morti il bilancio provvisorio in costante aggiornamento. A riferirlo è l’emittente televisiva al Arabiya che cita fonti mediche. La città libica, a circa 175 chilometri ad est di Tripoli, è l’ennesimo teatro di una guerra condotta in maniera cinica dei miliziani del califfato che, prontamente, hanno rivendicato l’attentato.
Il colpo è stato sferrato tramite un camion-cisterna imbottito di tritolo e guidato da un kamikaze contro un nutrito gruppo di reclute che stavano svolgendo un corso di addestramento per “Guardia costiera” e lotta contro l’immigrazione clandestina. Un chiaro segno di come i vertici dell’Isis lucrino anche su questo.
Proprio i miliziani della sezione libica hanno rivendicato l’attacco kamikaze che si aggiunge in questi primi giorni del 2016 ad altre poco incoraggianti notizie legate al terrorismo, Parigi oggi e Corea del Nord ieri. La cosa più preoccupante, tornando all’attentato, è stata la totale mancanza di coordinamento tra le forze libiche, mentre è in corso un’offensiva lanciata lunedì dai gruppi jihadisti vicini all’Isis per prendere i porti petroliferi di Ras Lanuf e Sidra, i maggiori della Libia.
Secondo alcune fonti della sicurezza nella città di Agedabia ci sarebbero almeno sei depositi di petrolio in fiamme nei due terminal, assediati dalle forze dell’autoproclamato – è bene ricordarlo – califfato nero.
Tutti questi attacchi, uniti all’offensiva multipla in corso nell’area, confermano l’intensificazione della presenza dei jihadisti in Libia che stanno approfittando del conflitto politico in corso tra i governi di Tobruk e di Tripoli per insediarsi in un’altra area “calda” del continente africano.