A poche ore dall’attentato di Istanbul l’ennesimo colpo al cuore di una capitale, stavolta asiatica. E’ la volta di Giacarta, centro nevralgico dello stato indonesiano che conta quasi dieci milioni di abitanti, una megalopoli. Sei forti esplosioni in pieno centro in una zona commerciale nei pressi della sede Onu, tra le vittime accertate ci sarebbe un olandese che lavorava per le Nazioni Unite ed altre sei persone di cui cinque attentatori. Quattro di questi sarebbero già stati arrestati mentre la cellula terroristica sarebbe stata formata da 14 uomini armati. Il presidente dell’Indonesia Joko Widodo ha parlato di “atti di terrorismo in corso” calmando poi la popolazione nell’ambito di un discorso alla nazione volto a rassicurare le famiglie delle vittime. Intanto i mezzi dell’esercito e delle forze speciali sono entrati in azione dispiegandosi in tutte le aree nevralgiche della capitale indonesiane a protezione di altri possibili target. Diversi testimoni hanno notato un terrorista attaccare un caffè di Starbucks, in pieno centro, vicino diverse ambasciate e poi sparare tra i presenti. Un’altra esplosione si è verificata in un centro commerciale – Sarinah – che si trova nel quartiere di Jalan Thamrin nei pressi del palazzo presidenziale e degli uffici delle Nazioni Uniti. Attacchi mirati quindi. Si tratta dell’Isis? Per adesso non vi è alcuna conferma ufficiale ma la polizia indonesiana ha reso noto che Daesh aveva diffuso nei giorni scorsi un messaggio in codice prima degli attentati nel quale si avvertiva che “vi sarebbe stato un concerto in Indonesia e che sarebbe finito sulle prime pagine”. Insomma, questo è quanto per adesso trapela dalle poche fonti ufficiali, nessuna rivendicazione per gli attacchi – al momento – dopo quelli del 2009 contro gli hotel Marriot e Ritz che causarono sette morti e cinquanta feriti. Ricordiamo che l’Indonesia è il più popolo paese a maggioranza musulmana del mondo con circa l’86% della popolazione di fede musulmana, secondo un censimento del 2000, ma la libertà religiosa è prevista dalla costituzione indonesiana e i rapporti tra le comunità religiose sono stati sempre molto cordiali.
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