L’importante rapporto dell’Aiea, l’agenzia internazionale per l’energia atomica, ha finalmente dato il semaforo verde all’applicazione dell’accordo sul nucleare con Teheran. Una nuova Era. Si le sanzioni sono revocate dopo nove anni, secondo il direttore generale dell’Aiea, Yukiya Amano «l’Iran ha rispettato tutte le misure per far sì che si possa attuare l’Implementation Day secondo quanto previsto dall’accordo». In un sol colpo di spugna ecco il via libera alla revoca delle sanzioni predisposte negli anni da Usa, Onu e Ue strettamente legate al programma nucleare iraniano, rimangono ad ogni modo quelle statunitensi legate alla sperimentazione dei missili balistici e al rispetto dei diritti umani. La responsabile della diplomazia europea Federica Mogherini, in conferenza, lo ha annunciato assieme al ministro iraniano degli Esteri Javad Zarif, in collegamento dall’Iran. L’evento è di portata storica perché l’Iran è isolato dalla comunità internazionale dal 2006 ma i rapporti con l’Occidente sono in crisi dal lontano 1979, causati dalla rivoluzione khomeinista. Il più importante ritorno sulla scena internazionale di uno Stato-chiave dalla fine della guerra fredda insomma, nell’ambito dell’accordo l’Iran ha liberato «quattro cittadini statunitensi, incluso Jason Rezaian», il capo dell’ufficio di Teheran del Washington Post, riferisce l’agenzia semi-ufficiale Fars. Tutti e quattro hanno la doppia cittadinanza iraniana e americana e sono stati rilasciati grazie ad uno scambio di prigionieri che prevede anche la liberazione di sette iraniani detenuti negli Stati Uniti. La revoca delle sanzioni fa seguito all’accordo sul discusso programma nucleare di Teheran stabilito il 14 luglio 2015 con il Gruppo 5+1 (Stati Uniti, Russia, Francia, Cina, Gran Bretagna, ovvero i Paesi che hanno diritto di veto all’Onu, più la Germania). Il testo dell’accordo nucleare prevede garanzie affinché l’Iran non possa dotarsi dell’arma atomica. Le sanzioni, approvate dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, hanno isolato il sistema finanziario iraniano dal resto del mondo, ridotto drasticamente l’export di petrolio – la principale risorsa del Paese che ha le terze riserve dell’Opec dopo Venezuela e Arabia Saudita – e imposto sacrifici agli 80 milioni di abitanti. Una rinascita quindi, soprattutto per la popolazione iraniana che, forse, adesso potrà sperare in un futuro migliore.
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