Michael Bloomberg si ritira ufficialmente dalla corsa per la Casa Bianca, come indipendente, e rinuncia al voto di novembre. In questa fase delle primarie, dove si stanno delineando i due probabili sfidanti finali, l’ex sindaco di NY sgombra il campo dalle incertezze e si scaglia contro i due repubblicani. Personaggio molto amato negli Stati Uniti Bloomberg ha scelto il suo sito per comunicare, in un editoriale, le ragioni di questo ritiro: “Mi è chiaro che se entrassi nella corsa non potrei vincere”, ha scritto.
Evidentemente non soddisfatto della classica “corsa a due” che da sempre domina la scena politica americana nel corso delle primarie, e che Bloomberg definisce “un insulto per gli elettori”, scrive che “non solo i candidati non stanno offrendo soluzioni alle crisi che l’America affronta ma peggio, stanno cercando capri espiatori e promettono risultati che non possono raggiungere”. Insomma, un fiume in piena che, di certo, farà perdere voti al temuto Trump. Bloomberg aggiunge: “Trump sta facendo la campagna presidenziale più demagoca e più divisiva che io ricordi, basandosi sui pregiudizi della gente e sulle loro paure. Se Lincoln si appellava ai nostri ‘migliori angeli’, Trump si rivolge ai nostri peggiori impulsi”. E le posizioni del senatore Ted Cruz sull’immigrazione “possono forse non avere gli eccessi retorici di Trump, ma non sono meno estremi o meno divisive”.
L’ex sindaco di New York ne ha per tutti, dispiace soprattutto alla “vecchia Europa” che un candidato così esperto esca di scena. Intanto, a sorpresa, il senatore della Florida Marco Rubio ha vinto ieri le primarie repubblicane a Puerto Rico, che è territorio USA. Vittoria non decisiva nei numeri ma significativa per rafforzare il messaggio che per lui non è finita. Si tratta della seconda vittoria per Rubio dopo il Minnesota, il risultato non è comunque da trascurare visto che grazie a Puerto Rico il senatore della Florida ha guadagnato altri 23 delegati rosicchiando qualcosa a Ted Cruz che lo precede con 300. Oggi, 8 marzo, in programma i caucus – per i repubblicani – nelle Hawaii e le primarie in Idaho, in Michigan e in Mississippi, mentre per i democratici solo primarie in due Stati: Michigan (che assegna 148 delegati) e Mississippi. Altro giro, altra corsa.