Entra in scena l’Italia. Il governo italiano ha preparato il piano d’intervento a difesa degli impianti petroliferi e dei pozzi libici, il tutto dopo le pressanti richieste del premier Fayez Serraj. La prima fase dell’intervento richiederebbe circa 250 uomini che andrebbero a a difendere le organizzazioni internazionali a Tripoli, ambasciate ONU e UE, oltre a tutta una serie di uffici internazionali.
I numeri dell’intervento, se confermati, rappresenterebbero comunque il contingente più cospicuo di una forza internazionale “targato” ONU, smentiti seccamente i 900 uomini di cui si parlava nei giorni scorsi sia da Palazzo Chigi sia dal ministero della Difesa, al momento infatti si è parlato solo di impegno militare internazionale per addestrare i militari libici e proteggere il governo di Serraj. Chiaro quindi come la missione non abbia carattere offensivo, esclusa la possibilità di attaccare in Cirenaica i miliziani dell’Islamic State o Daesh che dir si voglia, il governo italiano su questo punto rimane cauto.
La Libia, insomma, chiede aiuto militare e allora bisogna comprendere le ragioni della richiesta del premier Serraj, Tripoli ha l’assoluto bisogno di fronteggiare le continue offensive dei miliziani ai suoi pozzi petroliferi e alle sue strutture governative. Un altro elemento determinante in Cirenaica è poi il giochino che il generale ribelle sta attuando a Tobruk tenendo in ostaggio un intero parlamento che non può votare a favore del governo Serraj. Il porto di Tobruk ha visto in questi giorni l’arrivo di circa 1000 veicoli da combattimento leggeri, armi e munizioni, il tutto violando l’esplicito embargo imposto dall’ONU in tal senso.
La situazione è molto più complessa di quanto si possa descrivere, in gioco ci sono diverse anime manovrate da attori differenti e tutti con un unico obiettivo: prendersi la Libia, o ciò che rimane. Il punto di partenza è il governo riconosciuto, quello di Tripoli, riconosciuto dalle Nazioni Unite e contro cui si schierano sia quello non –riconosciuto di Tobruk sia i miliziani dell’Is pronti a creare scompiglio laddove gli altri “poteri” si faranno trovare deboli. Intanto anche il G5 si schiera a favore di Serraj e dopo il vertice di Hnanover certifica l’unanime volontà di USA, Grn Bretagna, Germania, Francia e Italia di sostenere il nuovo governo libico. La Francia in partoicolar modo si dice pronta a garantirne la sicurezza marittima e lo fa attraverso il ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian. Il quadro è ancora in pieno svolgimento, ci vorrà ancora molto tempo prima di vederlo terminato.