È crisi. Una crisi profonda nata mesi fa e sfociata in queste settimane dopo l’impeachment del presidente in carica DilmaRousseff approvato dal Senado Federal. Una crisi politico-istituzionale che sta minando la vistosa crescita di uno dei cinque paesi tra le maggiori economie emergenti – BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) – e che rischia di rendere vani i progressi degli ultimi decenni. Una crisi che scoppia a tre mesi da Rio2016 che vedrà protagonista la megalopoli brasiliana nell’ambito della XXXI olimpiade, prima città sudamericana ad ospitare un’edizione dei giochi olimpici estivi. Viva sua paixão, recita lo spot dei giochi, passione da vivere che potrebbe tramutarsi in sofferenza economica, laddove il paese non troverà le forze per risollevarsi. La politica, dicevamo, il Senato ha approvato l’impeachment del presidente accusata dalla Corte dei conti di aver nascosto la reale entità della crisi economica nella Finanziaria del 2014. Scandalo a corte! I social network brasiliani hanno – a loro modo – vissuto l’evento traumatico ironizzando sulla Rousseff, l’hashtag#tchauquerida (ciao cara) è stato tra i più gettonati. Riferito, senza dubbio, alla maniera del tutto familiare con la quale l’ex presidente Lula salutava Dilma al termine di una conversazione telefonica intercettata per ordine della magistratura e servita – ben calda – al giudice Sergio Moro. Ma attenzione, a prendere le redini del colosso brasiliano è il vicepresidente Temer che, capo del governo ad interim, potrebbe essere accusato di impeachment (anche lui) per gli stessi reati della Rousseff. La crisi che investe il governo federale di Brasilia rappresenta un fattore di instabilità per tutta la regione latinoamericana, da locomotiva ad ancora in pochi anni, un destino che pare offuscare le immagini del Brasile più ricco, meno iniquo, stabile e affidabile a cui ci eravamo ormai abituati. Una crisi che oltre ad essere politica, istituzionale ed economica è anche di carattere sociale, le disuguaglianze tra i ceti ricchi e quelli meno abbienti rischiano di aumentare, alimentando un vortice di problemi che – solo in parte – l’enorme crescita degli ultimi decenni aveva mascherato. E allora non ci rimane – per adesso – che intonare la famosa Aquarela do Brasil, scritta nel 1939 dal compositore Ary Barroso per esaltare la sua amata terra, e sperare in tempi migliori.Brasil, meuBrasil brasileiro, meumulatoinzoneiro,vou cantar-te nos meusversos…
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