Un’altra notte buia per gli Stati Uniti. Un’altra notte di gravi scontri a Charlotte, città di quasi 800mila abitanti, la più grande dello Stato del North Carolina. I manifestanti hanno dato vita alla seconda giornata di proteste contro la polizia accusata di avere ucciso ingiustamente un uomo afroamericano di 43 anni, Keith Scott Lamont, padre di sette figli. Kerr Putney, capo del dipartimento di polizia di Charlotte, ha chiarito però in conferenza stampa che gli agenti hanno aperto il fuoco dopo che Keith Scott si è rifiutato di abbandonare la sua arma. Parenti di Scott e testimoni raccontano però un’altra storia, da cui è poi partita la scintilla: pare che l’uomo tenesse in mano un libro, non un’arma. Ieri notte un gruppo di persone – circa una trentina secondo i media locali – hanno tentato di fermare il traffico sul vicino svincolo della interstate e il governatore del North Carolina, PatMcCroy, ha dichiarato lo stato di emergenza: “Non possiamo tollerare la violenza e non possiamo tollerare attacchi alle nostre forze di polizia”, ordinando l’uso della Guardia Nazionale e della polizia stradale per sostenere le forze di polizia locali. I social hanno continuato in queste ore a mostrare video e immagini dello scontro tra manifestanti e agenti, tra gas lacrimogeni e feriti vari. Spari nella conauptown di Charlotte sarebbero stati avvertiti vicino un grande hotel, pare che alcuni manifestanti avessero provato a forzare il cordone di poliziotti in tenuta anti-sommossa per entrare nella lobby. A quel punto sarebbero stati lanciati lacrimogeni e alcune granate stordenti. Anche a New York centinaia di persone hanno dimostrato contro la polizia per denunciare quanto successo a Charlotte, ieri i manifestanti hanno infatti bloccato il traffico tra la Fifth Avenue e Broadway in una città che proprio in quelle ore era blindata per la presenza di diversi leader mondiali che partecipavano all’Assemblea generale dell’Onu.
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