Continua l’emergenza umanitaria in Siria. La mancanza di acqua di due giorni sta ulteriormente piegando la popolazione stremata dalla lunga guerra. Inoltre la tregua, la terza in sei anni di conflitto, entrata in vigore alla mezzanotte del 30 dicembre per la mediazione di Russia e Turchia, ed approvata il giorno dopo all’unanimità dal consiglio di sicurezza dell’Onu, si teme non riuscirà a tenere a lungo. I ribelli già il 2 gennaio in un comunicato affermano di avere rispettato l’accordo in tutto il territorio siriano accusando l’esercito del regime di Bashar al Assad, di ‘’ripetute violazioni del cessate il fuoco’’ soprattutto nella valle di Barada e Ghouta, intorno a Damasco, e in risposta minacciano di sospendere i colloqui di pace, preparatori al vertice ad Astana, in Kazakistan previsto per fine gennaio. “Questa volta la tregua” in Siria “può funzionare” così Staffan de Mistura, inviato speciale delle Nazioni Unite per la crisi siriana si era espresso nelle ore successive la sigla dell’accordo, al quale Il gruppo Stato islamico, dall’ex Fronte al nusra e altri gruppi jihadisti, non hanno aderito. Ma i bombardamenti da parte del regime siriano non sarebbero mai cessati soprattutto nella zona mediorientale, e secondo quanto riportato dal giornale francese Le Monde, le incursioni aeree sono incessanti a Wadi Barada che dista 15 km da Damasco. In bilico dunque, i negoziati di pace organizzati da Russia in Turchia ad Astana, cui intorno all’8 febbraio dovrebbe seguire una riunione dell’Onu.
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