In Pakistan nella strage kamikaze di ieri al tempio sufi di Lal Shahbaz Qalandar, a Shewan, nella provincia meridionale di Sindh, sono rimaste uccise un centinaio di persone, i feriti sono almeno 250. L’attentatore suicida, secondo testimonianze e da quanto riferito dalla polizia, è entrato nel luogo di culto lanciando una granada e poco dopo si è fatto esplodere. Nel Tempio c’erano migliaia di fedeli, impegnati nella celebrazione del Dhamal, un antico rituale del sufismo, una corrente religiosa considerata eretica da talebani al Quaeda e Isis che ha rivendicato a nome dello stato islamico la strage, descrivendo l’attentatore “un martire dello Stato islamico”, entrato in azione contro “una riunione di sciiti”.
Orrore e terrore anche in Iraq, anche qui gli sciiti nel mirino dell’attentato. Un’autobomba è stata fatta esplodere nella parte sud di Baghdad, nel quartiere di Bayya, a prevalenza sciita. Il bilancio, è ancora di almeno 55 morti e circa 70 feriti.
Il califfato nero di Abu Bakr al Baghdadi, continua ad agire fuori area, malgrado l’intensificazione delle operazioni militari internazionali in Iraq e Siria che lo tengono sotto pressione. Una giornata di sangue e morte tra le più cruente compiute in territorio pakistano ed iracheno, rivendicate da Amaq l’agenzia di stampa di al Baghdadi.
Nelle ore successive l’attentato al tempio sufi di Lal Shahbaz Qalandar, dove donne e bambini sono tra le vittime innocenti, l’esercito pakistano ha compiuto diversi raid in tutto il paese e circa 40 uomini sospettati di terrorismo sono morti.