Ci risiamo. Kim Jong-un colpisce ancora. Chi salverà adesso i cittadini malesi presi in ostaggio dal regime nordcoreano? La guerra – non dichiarata – tra la Corea del Nord e il resto del mondo ha i suoi primi prigionieri. Ennesimo colpo di scena che accende il già caldo focolaio di conflitti nell’area con Seul che, per rispondere alle continue minacce di Pyongyang, ha chiesto agli Stati Uniti di Trump l’immediata installazione dello scudo antimissile Thaad. Lunedì scorso, infatti, il lancio di quattro “proiettili” finiti poi nel Mar del Giappone ha turbato, non poco, l’agenda politica dell’establishment di Seul. I servizi Usa e sudcoreani puntano il dito contro il regime del Nord: è stato il dittatore – dicono – a volere l’avvelenamento del fratellastro finora protetto dalla Cina e candidato a sostituirlo nell’eventualità – abbastanza remota – di un colpo di stato. La polizia malese nel corso delle indagini ha additato i nordcoreani come gli artefici della crisi – senza accusare formalmente Pyongyang – incriminando solo la donna vietnamita e quella indonesiana che all’aeroporto hanno avvelenato l’altro Kim.Da lì è cominciata un’escalation che ha portato prima all’espulsione reciproca degli ambasciatori e adesso alla presa dei cittadini malesi praticamente in ostaggio. Sta di fatto che, oltre agli 11 malesi che lavorano nell’ambasciata, ci sarebbero altri cittadini e sudditi del sultano Muhammad V di Kelantan in Corea del Nord, ma i dati non si conoscono.
Ma quanto è pericoloso il regime di Pyongyang?
L’aspetto coreografico di cui ha dato sfoggio Kim Jong-un negli ultimi anni – tra visite a fabbriche, parate militari e allevamenti di pesce – è comunque bilanciato dalla solidità di un arsenale che, oggi, può vantare 20 ordigni nucleari, secondo fonti americane. Del resto nel 2016 il regime ha fatto esplodere due atomiche sotterranee e ha dichiarato di possedere la tecnologia per «miniaturizzare» le testate e montarle su un missile. Insomma, a Kim Jong-un manca solo un Icbm – IntercontinentalBallistic Missile – per completare la già “sontuosa collezione” e potrebbe minacciare le città statunitensi.
Quali sono gli obiettividella Corea del Nord?
Il regime di Kim Jong-un vuole anzitutto far sapere al mondo di avere una “polizza di assicurazione” che potrebbe costare milioni di morti in caso di guerra. Uno scontro limitato alla penisola coreana, già ora, secondo fonti statunitensi farebbe fino a un milione di morti nell’area di Seul. I tecnici assoldati da Kim Jong stanno cercando di aumentare la portata dei missili balistici fino a raggiungere le città degli Stati Uniti. “Siamo all’ultimo stadio della preparazione”, ha annunciato Kim Jong-un a Capodanno: l’intelligence Usa comincia a credergli.
Trump
Nel corso della campagna elettorale Donald Trump si era detto disposto anche a incontrare Kim Jong-un. Poi un tweet da presidente: “Test di missile intercontinentale nordcoreano? Non accadrà”. Adesso è in una posizione difficile, e deve uscirne, mentre alcuni analisti sostengono che al neo presidente repubblicano serva un “nemico vero” nell’arena internazionale, per uscire dalle polemiche interne.
Cosa faranno gli Stati Uniti?
La «Pazienza strategica» dell’Amministrazione Obama, affidata solo alle sanzioni Onu, non ha funzionato. I consiglieri di Trump valutano diverse opzioni: dal riconoscimento della Nord Corea come «Stato nucleare» e avvio di trattative, all’attacco preventivo sulle basi. Seul si è dotata di una brigata d’élite (circa 2 mila incursori) che in caso di crisi cercherebbe di decapitare il regime nemico.
Cosa può fare la Cina?
Pechino è l’unico alleato davvero potente di Pyongyang. Non vuole che il piccolo Paese al suo confine crolli per non vedere gli americani avanzare dal 38° parallelo fino alla propria frontiera. Ma teme anche l’imprevedibilità di Kim Jong-un che il presidente XiJinpingnon lo ha mai voluto incontrare. Fondamentalmente la Cina basa tutta la sua politica estera sul negoziato nei confronti della Corea del Nord. Da tempo si è fatta promotrice della ripresa dei colloqui a sei tra Usa, Cina, Russia, Giappone, e due Coree. Colloqui bloccatisi nel 2009 su decisione nordcoreana. La Cina dice che le sanzioni non possono essere il fine, ma il mezzo per riprendere il negoziato.
I numeri della Corea del Nord
Un popolo di 25 milioni di persone secondo i dati ufficiali. Di questi, 2,8 milioni vivono nella capitale Pyongyang, città ordinata, pulita e con poco traffico, dotata di una metropolitana scavata cento metri sotto il livello del suolo per essere usata anche come rifugio antiatomico in caso di necessità. Gli abitanti ammessi a risiedere a Pyongyang sono selezionati in base alla lealtà per evitare possibili disordini nel corso delle parate oceaniche organizzate dal leader. Il Pil reale ammonterebbe a 28 miliardi di dollari all’anno, 40 miliardi aggiustato con il criterio della Parità di potere d’acquisto. Il Pil della Sud Corea (50 milioni di abitanti) invece vale oltre 1.370 miliardi di dollari. Le sanzioni hanno inciso sulla Nord Corea: Pechino ha appena bloccato l’import di carbone, che fornisce al regime il 40% della sua valuta estera. Uno dei rifugiati che è riuscito a fuggire ha dichiarato: “Il regime impedisce che dall’esterno arrivino informazioni, la gente non conosce il mondo di fuori, non sa che si può vivere in un modo diverso, libero”.