James Comey, ex capo dell’FBI rimosso dal suo incarico lo scorso 9 maggio dal presidente Donald Trump, ha testimoniato ieri davanti alla Commissione del Senato degli Stati Uniti che indaga sul caso “Russiagate”.
Comey ha affermato che il presidente ha sbagliato a denigrare l’agenzia governativa e la sua leadership, ha detto infatti “La Casa Bianca ha semplicemente scelto di diffamare me e l’agenzia dicendo che l’organizzazione era nel caos”.
Comey ha ribadito la sua convinzione che la Russia abbia interferito sulle elezioni presidenziali americane del novembre 2016 attraverso attacchi informatici.
La notizia di questi attacchi, sempre secondo Comey, era già nota all’FBI dalla fine del 2015 e l’ex amministrazione Obama cercò di fare il possibile per fermarli.
Riguardo alla richiesta fatta da Trump di interrompere le indagini sull’ex consigliere per la sicurezza nazionale Micheael Flynn, Comey ha dichiarato di non aver ricevuto un ordine diretto dal presidente ma di aver interpretato le sue parole come tali, ovvero il presidente “voleva che lasciassi cadere l’inchiesta”. Comey, sempre secondo le sue dichiarazioni, ha risposto al presidente di concordare sul fatto che Flynn fosse una brava persona ma ha anche detto “non sono d’accordo con quello che mi chiede di fare”.
La senatrice Collins ha poi chiesto a Comey se avesse diffuso una copia dei suoi memorandum dell’incontro con il presidente e Comey ha risposto affermativamente.
In seguito al tweet di Donald Trump inerente appunto le registrazioni, Comey ha detto di essersi svegliato nel cuore della notte e di aver condiviso i contenuti del memorandum con un giornalista, Daniel Richman, professore di diritto alla Columbia University.
Comey si è dichiarato altresì favorevole a diffondere le pubblicazioni di eventuali registrazioni dei suoi incontri con il presidente Trump.
Interrogato anche sui risultati dell’inchiesta “Russiagate”, l’ex direttore dell’FBI si è rifiutato di divulgare rivelazioni su un’indagine ancora in corso durante quella che era un’udienza pubblica.
La reazione di Trump non tarda ad arrivare e sempre attraverso un “cinguettio” il presidente afferma infatti di sentirsi completamente “discolpato” dalla testimonianza di Comey e lo accusa inoltre di essere una “gola profonda”, data la sua ammissione di aver passato informazioni ai giornalisti.
Marc Kaowitz, avvocato di Donald Trump, ha quindi rigirato le accuse nei confronti di Comey chiedendo che fosse indagato per la sua ammissione di aver fornito alla stampa informazioni informazioni riguardanti i suoi incontri con il presidente senza ricevere alcuna previa autorizzazione.