Non c’è pace per il popolo siriano, l’ultima roccaforte dell’Isis è stata espugnata poco più di un mese fa, ma nel paese continuano gli scontri fra le truppe del presidente Assad e le fazioni ribelli.
La situazione a Ghouta est è più critica che mai, la città è nelle mani dei ribelli e dal 2013 Assad l’ha circondata per provare a riconquistarla. Le condizioni peggiorano di giorno in giorno, cibo e medicinali sono scarsi e i primi a esserne colpiti sono i bambini, l’Onu afferma che il 12% di loro soffre di malnutrizione acuta.
Secondo una stima di Al Jazeera inoltre, gli aiuti raggiungono appena il 10% della popolazione e solo saltuariamente il regime di Assad permette ad alcune organizzazioni umanitarie di entrare in città. Da più parti sono arrivati appelli al regime affinché permettesse l’evacuazione di circa 500 persone affette da gravi patologie, fra questi anche bambini malati di cancro.
Secondo quanto riportato dalla SAMS (Syrian American Medical Society Foundation) il regime ha concesso a 29 persone (di cui 18 bambini) di lasciare la città per raggiungere gli ospedali di Damasco, le operazioni sono cominciate la notte fra il 26 e il 27 dicembre e altri pazienti dovrebbero essere evacuati nei prossimi giorni.
Nelle ultime settimane almeno 16 pazienti sono morti perché non hanno potuto raggiungere strutture sanitarie adeguate e una coppia di neonati non ce l’ha fatta per via di gravi problemi di malnutrizione e l’impossibilità di ricevere cure adeguate ai loro problemi intestinali.
Secondo la Syrian Red Crescent, un’organizzazione che fa parte della Croce Rossa, le operazioni di evacuazione sono il risultato di lunghe trattative con il presidente siriano Assad, che a sua volta ha trattato con le fazioni ribelli.
Ghouta è l’ultimo presidio in mano alle forze ribelli e fa parte delle quattro “zone di de-escalation” individuate a maggio dalla Russia e dall’Iran, alleati del regime, ma anche dalla Turchia, che sostiene invece i ribelli. Il 24 dicembre il presidente turco Erdogan ha affermato che il suo paese stava cooperando con la Russia per procedere con le operazioni di evacuazione.