Cresce la tensione fra Israele e Iran, nella notte infatti le forze armate iraniane schierate in Siria hanno sparato 20 razzi contro le postazioni israeliane sulle alture del Golan, attualmente non risultano feriti. Il raid è una risposta all’attacco del giorno prima compiuto a opera di Israele che ha sparato ben 70 missili contro una base militare siriana vicino a Damasco, uccidendo 23 persone, secondo quanto affermato dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). L’attacco israeliano è avvenuto appena un’ora dopo la dichiarazione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sull’abbandono dell’accordo nucleare con l’Iran.
Già il 9 aprile scorso altri militari iraniani avevano perso la vita a seguito di un attacco aereo israeliano contro un aeroporto militare nella provincia di Homs, sempre in Siria.
Mentre nella notte fra il 29 e il 30 aprile almeno 18 soldati iraniani sono morti a causa di alcuni raid missilistici contro delle basi militari nella provincia centrale di Hama e in quella settentrionale di Aleppo.
Il 30 aprile il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha presentato le “prove definitive” dell’esistenza di un piano nucleare segreto dell’Iran. Il ministero degli esteri iraniano ha risposto con un comunicato definendo Netanyahu “un bugiardo incallito, a corto d’idee”. Dal canto suo Netanyahu ha affermato di appoggiare pienamente la decisione di Trump di ritirarsi dal “disastroso” accordo sul nucleare.
Al riguardo non altrettanto positive sono state le reazioni dei paesi europei, Francia in testa, e anche il portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite si è detto “profondamente preoccupato”. La Cina ha espresso serio rammarico e la Russia delusione. L’Arabia Saudita invece, rivale regionale dell’Iran, ha detto di appoggiare e accogliere le decisioni di Trump.
Lunedì 14 maggio i ministri degli esteri di Francia, Regno Unito e Germania, incontreranno i rappresentanti di Teheran per discutere su come preservare l’accordo nucleare iraniano.
Un quadro fosco che vede coinvolti delicati equilibri geopolitici internazionali e che ancora una volta ha come teatro di scontro la Siria e il suo popolo.