Juan Guaidó riconosciuto presidente ad interim del Venezuela dalla Spagna, lo ha annunciato il premier spagnolo Pedro Sánchez a Londra in conferenza stampa. “Nelle prossime ore – ha detto – mi metterò in contatto con i governi europei e latinoamericani che vogliono unirsi a questo riconoscimento. Guaidó deve convocare il prima possibile elezioni libere perché il popolo del Venezuela deve poter decidere del proprio futuro. La comunità internazionale dovrà rispettare il risultato e verificare questo processo”.
Madrid ha dato il suo sì dopo la scadenza dell’ultimatum francese di mezzanotte, seguito dalla dichiarazione del ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, ai microfoni di France Inter, e dal tweet di Macron, in cui viene riconosciuta la legittimità di Guaidó. Sánchez ha anche affermato che il suo Paese appoggia il gruppo di paesi creato dall’Unione europea e “promuoverà all’Ue e all’Onu un piano di aiuti umanitari per affrontare con urgenza la grave situazione che vive il Venezuela”.
L’effetto domino ha poi generato il “si” britannico, svedese e austriaco.
“Nicolás Maduro non ha indetto elezioni presidenziali entro il limite di 8 giorni che avevamo fissato. Quindi il Regno Unito, insieme agli alleati europei, riconosce Guaidó come presidente ad interim fino a quando non si potranno tenere elezioni credibili. Speriamo che questo ci porti più vicini alla fine della crisi umanitaria”, ha twittato Jeremy Hunt, il ministro degli Esteri inglese. La Germania ha espresso parere positivo circa la legittimazione di Guaidó alla presidenza tramite Martina Fiez, portavoce Merkel.
L’Italia, come scritto qualche giorno fa, continua ad essere assente e ambigua. La Russia ha parlato di “ingerenza” da parte degli europei attraverso il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov: “Il tentativo di legittimare l’usurpazione del potere, lo reputiamo un’interferenza diretta e indiretta negli affari interni del Venezuela”, mostrando la solita altalena di sentimenti europeisti e anti-europeisti che da sempre la contraddistingue negli affari esteri. Ad ogni modo fino adesso sono oltre venti i Paesi che hanno sostenuto coi fatti l’avvicendamento alla presidenza del Venezuela, tra cui Stati Uniti e Canada, contro il parere discordante di Russia, Turchia e Cina.
La maggioranza “cosciente” di un problema che coinvolge ogni giorno migliaia di venezuelani, tra fame, miseria e condizioni sociali ormai allo stremo.