“La pace, l’unità e la prosperità in Europa” ideali cui aspiravano i “padri fondatori” dell’unione europea, un gruppo di uomini che attraversò l’orrore delle due guerre mondiali e che ebbe il coraggio di proiettarsi nel futuro politico, economico e sociale dell’unificazione.
Uomini che soffiavano il vento della ragione e non dell’odio come Alcide De Gasperi, Altiero Spinelli, Jean Monnet, Robert Schuman, Joseph Bech, Konrad Adenauer, Paul Henri Spaak. Penso alla Conferenza di Messina (1955) e al suo “spirito” così come la storiografia ha interpretato la sua anima, la stessa verso la quale si raccolgono le speranze europeiste nei momenti più difficili.
A quella riunione parteciparono i ministri degli Esteri di Francia, Lussemburgo, Italia, Paesi Bassi, Repubblica Federale Tedesca e Belgio. Sei paesi membri della CECA, Comunità europea del carbone e dell’acciaio – creata nel 1951 con l’intento di mettere in comune le produzioni delle materie prime in Europa – che avrebbero dovuto ricucire un clima non particolarmente felice dato dalla bocciatura, da parte del parlamento francese, dell’accordo sulla CED, Comunità europea di difesa.
Nell’impasse politica che si determinò il “nostro” Gaetano Martino riuscì a capovolgere le sorti della conferenza tanto che nel comunicato finale, al termine dei lavori, i Sei affermarono la loro «volontà di raggiungere una nuova tappa sulla strada della costruzione europea […] in un primo tempo in campo economico […], di perseguire nella stabilizzazione di una Europa unita attraverso lo sviluppo di istituzioni comuni, la progressiva fusione delle economie nazionali, la creazione di un mercato comune e la progressiva armonizzazione delle loro politiche sociali».
Riconoscevano infine che la costituzione di un mercato comune europeo che escludesse ogni diritto di dogana e ogni restrizione quantitativa. Di lì a due anni sarebbe stata la volta dei Trattati di Roma e l’istituzione del Mercato Europeo Comune, CEE, poi Comunità Europea e infine Unione Europea. Inoltre, un paragrafo della risoluzione di Messina era infine dedicato alle questioni sociali.
I Sei si accordarono per studiare l’armonizzazione progressiva dei regolamenti nazionali, in particolare quelli relativi alla durata del lavoro, alla remunerazione delle ore straordinarie e alla durata dei congedi ed al loro compenso. Un momento di svolta nel processo d’integrazione europea per due scelte fondamentali: l’una relativa al settore nel quale far avanzare l’integrazione, l’altra al metodo di elaborazione dei trattati. Il ruolo dell’Italia quindi, dei suoi uomini politici, e non solo.
Torneremo a farci la guerra? Divisi probabilmente si, è nella nostra storia, una storia fatta di orrori ma anche di grandi visioni comuni come quella che i “padri fondatori” costruirono pietra su pietra dalle macerie della lunga guerra che distrusse uomini e città europee dal 1914 al 1945.