Ha vinto in Pennsylvania e quindi sale a quota 273 voti elettorali. Per la prima volta una donna è vicepresidente: Kamala Harris, discendente di immigrati indiani e giamaicani, è entrata nella storia. A quattro giorni dal voto, mentre scrivo, il conteggio è ancora in corso in cinque Stati chiave ma l’attribuzione della Pennsylvania porta il candidato dem a “infrangere” il muro dei 270 voti dei grandi elettori.
I fatti però ci raccontano di un’America “spaccata in due”, divisa tra gli estremi di Donald Trump e Joe Biden, il normalizzatore. Lo stesso Biden nella notte del 6 novembre ha dichiarato alla nazione: “Stiamo vincendo, siate calmi e pazienti. Siamo una sola America”. Risultato in bilico fino a poche ore fa, ma importanti per Biden sono state anche le vittorie in Arizona e in Georgia
La fine di Trump ma non del “trumpismo”, ormai radicato nell’America profonda, un malessere che non tarderà a sfociare specie se i disastri economici, causati negli ultimi anni da finanza spericolata e pandemia globale, non verranno sanati da politiche volte a riequilibrare quel ceto medio frustrato da un progressivo indebitamento e spesso col “fiato corto”.
Basterà? Staremo a vedere. Intanto se è vero che il “ticket” di Joe Biden sarà sicuramente il più votato della storia delle presidenziali USA c’è da dire che il 46° presidente degli Stati Uniti ha tradito le attese rispetto alla volontà, dichiarata, di prendersi il volto di un’intera comunità in rapida espansione: gli ispanici. Gli strateghi di Biden hanno puntato molto alla nascita di una coalizione multietnica destinata a rappresentare la maggioranza degli elettori, proprio per mandare in frantumi il progetto populista trumpiano. In realtà questo sogno si è infranto sugli ispanici che, notoriamente, non sono una minoranza compatta. Decisivi per Biden si sono rivelati i bianchi, soprattutto quelli delle famiglie impoverite. Al netto di questa interpretazione rimane vivo lo spirito di Trump che continuerà, stiamone certi, a influenzare le prossime tornate, il ritorno del “voto postale” e dello scontro legale sui risultati e quel senso di fragilità che ormai l’America mostra di sé da qualche decennio.
Infine, la “battaglia” sui media: Fox News e CNN sono state tra le poche televisioni statunitensi a trasmettere integralmente il discorso con cui Donald Trump ha dichiarato che le elezioni presidenziali 2020 sono state truccate e che molti dei voti sono illegali. Tanti i giornalisti dei network americani che invece hanno deciso di interromperlo e spiegare agli spettatori che ciò che il presidente degli Stati Uniti stava dicendo fosse falso. Questa è l’America.
“America”, ha twittato il presidente eletto che si rivolgerà alla nazione alle 20 (orario di Washington, le 2 in Italia) da Wilmington, “sono onorato di essere stato scelto per guidare il nostro grande Paese. Il lavoro che ci attende sarà duro, ma vi prometto questo: sarò un presidente per tutti gli americani, indipendentemente dal fatto che abbiate votato per me o no. Manterrò la fiducia che avete riposto in me”. Non stentiamo a crederci.