Il 2020 si è concluso con qualche buona notizia proveniente in particolare dall’Asia: il Kazakistan ha infatti iniziato il nuovo anno con l’abolizione definitiva della pena di morte.
Il primo gennaio il presidente del Kazakistan Kassym-Jomart Tokayev ha firmato un decreto che abolisce l’esecuzione nel paese dell’Asia centrale. La dichiarazione rilasciata dal suo ufficio afferma che il presidente ha firmato la ratifica parlamentare del Secondo Protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici, un documento che impegna i firmatari all’abolizione della pena capitale. Una tregua dunque per l’ultimo condannato a morte Ruslan Kulekbayev, che aveva ucciso otto poliziotti e due civili, e che ora sarà costretto a scontare l’ergastolo.
Con l’abolizione della pena di morte in Kazakistan rimangono dunque la Bielorussia e il Tagikistan come gli unici stati dell’Europa emergente e dell’Asia centrale ad adottare questa pratica, ma dove l’abolizione sembra essere sempre più vicina.
Attualmente in Tagikistan la pena di morte è in vigore per cinque reati: omicidio con circostanze aggravanti, stupro con circostanze aggravanti, terrorismo, genocidio e reati compiuti con armi chimiche, nucleari o biologiche. Tuttavia non sono state segnalate dal Paese esecuzioni dal 2004.
Successivamente, nel maggio 2016, il Tagikistan è stato è stato sottoposto al Riesame Periodico Universale del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, durante il quale il Governo ha dichiarato di aver preso misure in vista dell’abolizione della pena di morte. Attualmente le due opzioni che sono state prese in considerazione per l’abolizione della pena capitale sono l’abolizione completa con un emendamento costituzionale e l’abolizione senza tale modifica, ma mantenendo la possibilità di applicare la pena in caso di guerra.
Più ambigua è la situazione bielorussa, la quale si sta avviando verso una possibile abolizione, nonostante nel 2019 sono state segnalate almeno due condanne e nel giugno scorso la Corte Suprema ne ha annullata una per la prima volta in assoluto. Tuttavia conoscere con certezza questi dati è abbastanza complesso, dal momento che in Bielorussia le informazione sulla pena di morte sono considerate segreto di Stato.
Più volte il paese è stato invitato a porre fine a questa esecuzione capitale, anche dalla stessa Unione Europea, ma senza successo. Fino ad ora. L’opposizione al governo bielorusso ha infatti presentato una richiesta formale di abolizione e così la leader Svetlana Tikanovskaya ha promesso di porre fine alla pratica qualora diventasse presidente del paese, fatto altamente probabile dal momento che alle ultime elezioni presidenziali la vittoria dell’attuale presidente Alexander Lukashenko sembrerebbe sia stata frutto di brogli elettorali.