Si rifiuta di cantare l’inno islamico e viene pestata a morte. Asra Panahi, una studentessa sedicenne iraniana, sarebbe stata uccisa per essersi rifiutata di cantare un inno della Repubblica islamica.
A denunciarlo su Telegram il Consiglio di coordinamento dei sindacati dei docenti in Iran. La vittima sarebbe morta in ospedale per i colpi inferti dalle forze dell’ordine durante un blitz eseguito il 13 ottobre 2022, al liceo femminile ‘Shahed’ di Ardabil, nel nord-ovest dell’Iran. Secondo quanto riportato dalla denuncia del sindacato degli insegnanti, insieme a Asra Panahi, anche altre compagne sarebbrro state pestate dalle forze di sicurezza, e un altro studente verserebbe in condizioni critiche.
A livello nazionale intanto proseguono le proteste antigovernative per la morte di Mahsa Amini, 22 anni. Il 13 settembre scorso la ventiduenne Mahsa Amini, conosciuta anche come Zina o Jîna Emînî, fu arrestata a Tehran dalla polizia religiosa, dove si trovava con la sua famiglia per fare acquisti, a causa della mancata osservanza della legge sull’obbligo del velo, in vigore dal 1981.
Dopo essere stata arrestata dalla polizia “morale” per aver indossato l’hijab in modo non adeguato (forse considerato troppo allentato e condotta presso una stazione di polizia, la giovane è in seguito deceduta in circostanze sospette il 16 settembre, dopo tre giorni di coma, suscitando l’indignazione dell’opinione pubblica.La ragazza presentava ferite riconducibili a un pestaggio, nonostante le dichiarazioni della polizia affermassero che era deceduta a seguito di un infarto.
Testimoni oculari affermarono che era stata picchiata e che aveva battuto la testa. L’incidente avrebbe causato un’emorragia cerebrale. La morte di Mahsa Amini, secondo alcune fonti, sarebbe diventata un simbolo di violenza contro le donne sotto la Repubblica islamica dell’Iran.
Malgrado, il presidente Ebrahim Raisi abbia chiesto al ministro dell’Interno Ahmad Vahidi di aprire un’indagine sull’accaduto, in risposta alle proteste scatenate per la morte di Mahsa AminiIl, il regime sarebbe pronto “a spazzare via i rivoltosi” che ha già bloccato l’accesso alle app di Instagram e WhatsApp, in molte zone del paese.
Nonostante i divieti all’accesso a Internet, gli attivisti lanciano forti appelli: “L’inizio della fine” e “Morte al dittatore” riferendosi al leader supremo dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, incitando a riunirsi nelle piazze dove non sono presenti le forze di sicurezza, “perché la migliore VPN di questi tempi è la strada”, avrebbero dichiarato, dopo le limitazioni ad internet considerebbero aggiranti le reti private virtuali.
A Teheran, Karaj, Rasht, Ardebil, Ahvaz e Mashhad e in molte università fra cui quelle di Marivan e Isfahan. Donne, vita, libertà” è stato lo slogan più urlato dagli studenti universitari.
Ad unirsi alle manifestazioni anche gli studenti delle scuole di alcune città, in particolare ad Ardebil, dove mercoledi scorso è morta Asra Panahi in ospedale dopo essere stata picchiata dalle forze di sicurezza,
A Saghez, città natale di Mahsa Amini, 22enne morta, molti i commercianti in sciopero.
Non sarebbero tardate le minacce del generale Hassan Karami che sarebbe pronto a far fronte ai manifestanti definiti “terroristi”, con elementi inviati per le strade appartenenti alle “Unità delle forze dell’ordine speciali”.
È terrore!
Foto wikipedia