10 gennaio 2023 – All’indomani delle proteste che hanno visto migliaia di manifestanti pro Bolsonaro irrompere nei palazzi istituzionali nella capitale Brasilia, il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva ha tenuto un incontro con i governatori dei 24 Stati del Brasile, dopo il Consiglio dei ministri di emergenza, svolto oggi. La prima riunione di governo a palazzo presidenziale, preso d’assalto ieri insieme alla sede del Congresso e della Corte suprema, dai manifestanti sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro, a sette giorni dall’insediamento di Lula come presidente del Brasile che durante il giuramento dell’1 gennaio scorso, ha dichiarato”Mi impegno a rimettere in sesto il Paese”.
I manifestanti entrati negli edifici della Corte Suprema, del Congresso e nel palazzo presidenziale oltre alla rottura degli infissi, la distruzione di opere d’arte, si sarebbero impossessati della Costituzione originale del 1988. Quelli a cui si è assistito a Brasilia, domenica 8 gennaio sono atti non sono stati una manifestazione democratica. Il popolo brasiliano ripudia quanto accaduto ieri ed il mondo democratico sa cosa stava succedendo e non accetterà battute d’arresto in Brasile… si è trattato di un assalto dei sostenitori dell’ex presidente Bolsonaro ai centri del potere esecutivo, giudiziario e legislativo” Lo ha dichiarato in una nota ‘Janja’ da Silva, moglie del presidente Lula. “Per anni la sinistra ha tenuto manifestazioni a Brasilia con molte più persone nelle strade di quante ne abbiamo viste ieri”, ma mai si è arrivati all’assalto alle istituzioni, ha proseguito la first lady brasiliana, secondo cui “le manifestazioni pubbliche fanno parte della democrazia”
Sono “circa 1.500” fino ad adesso, le persone arrestate nell’ambito dell’assalto ai palazzi del potere avvenute ieri a Brasilia da parte dei sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro. A renderlo noto il ministro della Giustizia brasiliano, Flavio Dino, secondo cui, 50 squadre sono al lavoro per la raccolta di testimonianze e procedere agli arresti.
Tra gli assalitori, scrive la Cnn online, ci sarebbe anche il nipote dell’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, Leonardo Rodrigues de Jesus, denominato “Leo Indio”. Rodrigues de Jesus, sarebbe stato identificato tra i manifestanti che hanno partecipato all’assalto dei palazzi del potere a Brasilia. Sembrerebbe che Indio, negando comunque il proprio coinvolgimento in azioni di vandalismo, sul suo profilo Instagram abbia postato diverse immagini e video che lo ritraggono in piedi tra la folla intorno al Congresso brasiliano. Avrebbe indicato quali responsabili della distruzione degli edifici governativi ” vandali mascherati e codardi travestiti da patrioti”.
“Voglio difendere con forza la correttezza, la lealtà, la sincerità del ministro Mucio nel guidare una delle aree più difficili del governo. Mucio ha optato per una via di dialogo con le istituzioni militari e per questo non può essere condannato”. Così Flavio Dino, ministro della Giustizia del Brasile, elogiando l’operato del ministro della Difesa José Mucio Monteiro, dopo gli assalti di Brasilia di ieri. Dino ha anche aggiunto “I risultati possono portare a giudizi affrettati. Preferisco credere che il ministro Mucio, nelle difficili condizioni in cui opera, abbia fatto del suo meglio con sincerità e lealtà”.
Oltre 13mila segnalazioni di denuncia sono pervenute al ministero della Giustizia che, ha aperto un canale per l’invio di segnalazioni via mail da parte di chiunque voglia indicare eventuali ipotesi di reato.
Il capo della Corte Suprema rimuove governatore Brasilia. Per chiedere scusa dei disordini provocati dai sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro, Ibaneis Rocha aveva scelto i social. Il presidente Lula aveva accusato Rocha “di non avere preso le misure necessarie per prevenire l’invasione e il saccheggio delle istituzioni democratiche”.
Sempre nella giornata del 9 gennaio, dopo aver parlato con l’ex presidente Usa, Bill Clinton, con il premier del Portogallo, António Costa, e con il presidente cubano, Miguel Diáz-Canel, il presidente Luiz Inácio Lula da Silva Lula ha avuto un colloquio telefonico con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Secondo quanto riferito dalla tv brasiliana Globo News, i due leader avrebbero discusso sull’assalto “golpista” avvenuto ieri a Brasilia.
Intanto, i media brasiliani nella serata del 9 gennaio hanno diffuso la notizia del ricovero di Jair Bolsonaro, in un ospedale ad Orlando in Florida, Advent Health Celebration ad Orun, a causa di forti dolori addominali. Fatti confermati anche dalla moglie Michelle. Non sarebbe la prima volta che Bolsonaro, 67 anni, venga ricoverato in conseguenza all’accoltellamento, subito nel settembre 2018 a ridosso della sua elezione a presidente, che gli è quasi costato la vita.
L’ex presidente del Brasile Bolsonaro, si trova in Florida da fine dicembre 2022, in una casa presa in affitto da un professionista delle arti marziali vicino al Walt Disney World Resort. Scrive il New York Times ricordando che Bolsonaro ha lasciato il Brasile, prima del giuramento del nuovo presidente, Luiz Inacio Lula da Silva.
“Era stato riportato che era sotto inchiesta per corruzione ed ha lasciato il Brasile per gli Usa, è un uomo pericoloso dovrebbe essere rimandato nel suo Paese”, affermato il deputato democratico, Joaquin Castro, intervistato dalla Cnn. “Gli Stati Uniti non devono essere un rifugio per un autoritario che ha ispirato atti di terrorismo in Brasile”, ha aggiunto riferendosi all’assalto di ieri degli edifici governativi di Brasilia. A fare eco a Joaquin Castro, la deputata newyorkese Alexandria Ocasio-Cortez che, chiede gli Stati Uniti “smettano di concedere rifugio a Bolsonaro in Florida”.
Nessuna richiesta ufficiale agli Stati Uniti, sarebbe pervenuta però dal Brasile, su una eventuale estradizione dell’ex presidente Jair Bolsonaro, dopo l’assalto dei suoi sostenitori al parlamento. Le autorità americane non sono in contatto con Bolsonaro, ha riferito il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan.
La sicurezza alla comunità degli italiani in Brasile deve essere garantita. Sottolinea sui social, Michele Schiavone, segretario generale del Consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie): “Idealmente vicini al popolo brasiliano e alla nostra numerosa comunità residente in quell’enorme paese”. Sul post Facebook Schiavone scrive pure “In Brasile risiedono una tra le più numerose comunità italiane e milioni di italodiscendenti per i quali si chiede alle istituzioni italiane, attraverso la rete diplomatico consolare, le attenzioni necessarie per garantirgli sicurezza e tranquillità”. Il Segretario generale aggiunge ancora disapprovando “le incresciose scene televisive provenienti dalla capitale brasiliana, presa d’assalto da ossessionati militanti politici rei di misconoscere l’esito delle elezioni legislative”.
“Gli assalti di ieri dimostrano la permanenza del mancato riconoscimento del risultato delle elezioni. In una dinamica democratica è chiaramente un elemento di instabilità, che viene confermato anche nelle dichiarazioni di Lula e di Bolsonaro, che puntano ad accusare, uno la destra e l’altro la sinistra, di non rispettare le regole. Sono la prova di quanto sia difficile in Brasile riuscire trovare una dinamica in cui la dialettica politica si sviluppi all’interno di binari che non mettano in discussione le istituzioni democratiche”.
Il gruppo Meta, ha comunicato che sarebbero stati cancellati tutti i post “che invitano le persone ad armarsi e a invadere con la forza il Congresso, il palazzo della presidenza e altri edifici federali”. Secondo il referente la vicenda rappresenta un “violating event”, un fatto che costituisce una violazione. La comunicazione di cancellazione da parte del gruppo proprietario delle piattaforme Facebook, Instagram e WhatsApp, arriva dopo la richiesta rivolta da Alexandre de Moraes, capo della Corte suprema federale perchè fossero rimossi contenuti “anti-democratici” o propagandistici, quale segno di contrasto all’assalto ai palazzi istituzionali a Brasilia. è stata rivolta da Alexandre de Moraes, a capo della Corte suprema federale. “violating event”, un fatto che costituisce una violazione. Una classificazione analoga era stata adottata dopo l’assalto dei seguaci di Donald Trump al Congresso degli Stati Uniti nel gennaio 2021.
“Quanto accade in Brasile non può lasciarci indifferenti. Le immagini dell’irruzione nelle sedi istituzionali sono inaccettabili e incompatibili con qualsiasi forma di dissenso democratico. È urgente un ritorno alla normalità ed esprimiamo solidarietà alle Istituzioni brasiliane”. Così su Tweet, la premier italiana Giorgia Meloni.
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