Mani veloci, esperte e non, stendono impasti fragranti, modellano dolci e li ricoprono di mandorle e frutta secca prima di infornare, sotto lo sguardo attento dell’insegnante: siamo in una delle lezioni del laboratorio delle Lady Chef, cuoche italiane che danno corsi di cucina alle rifugiate siriane e alle donne vulnerabili in Giordania, affinché entrino nel mondo del lavoro e, con il proprio salario, ritrovino una vita dignitosa e soddisfacente per se stesse e le loro famiglie.
Il laboratorio è uno dei corsi di formazione promossi da Coopi in partenariato con Aidos e altre associazioni nell’ambito del progetto ‘Saqel – Percorsi di crescita professionale per favorire uno sviluppo economico inclusivo nei Governatorati di Zarqa e Irbid’, finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics).
Un corso “molto interessante, uno scambio culturale”, commenta per l’agenzia Dire Hana, fornaia di origine palestinese, tra le beneficiarie di Saqel. La Giordania è tra i principali Paesi ad accogliere dal 1948 i profughi della Palestina, rappresentando oggi una comunità di svariate decine di migliaia di persone. Altre 670mila provengono invece dalla Siria, colpita da un conflitto a partire dal 2011. Con la pandemia, entrambi questi gruppi hanno sofferto la perdita del lavoro per via delle restrizioni o le conseguenze della crisi economica. Solo tra i siriani la disoccupazione è salita al 24%. A soffrire di più, donne, giovani e persone con disabilità, rifugiate e non. Saqel punta quindi a rafforzare micro e piccole attività imprenditoriali, promuovendo una crescita economica inclusiva nel rispetto degli standard del lavoro dignitoso.
Hana conosce bene questa situazione, lei che gestisce in casa la sua produzione di pane e prodotti da forno tradizionali: “Qui, soprattutto per le donne, è complesso ottenere il denaro per avviare e sostenere un’attività commerciale e fare poi marketing”.
Ma ci sono anche altre questioni, e Hana le affronta con un approccio innovativo: “In Giordania si consuma tanto pane e prodotti da forno, ma molte persone sono in sovrappeso oppure hanno patologie o allergie alimentari. Conosco il problema: mio figlio è celiaco e ho visto quanto soffriva mangiando cose sbagliate. Per questo ho iniziato a usare impasti più leggeri e farine diverse o senza glutine”.
Col tempo, e una pagina Facebook in cui la cuoca espone e racconta le sue creazioni, “sto abituando la gente ad assaggiare ricette nuove ma più salubri. Se un cliente ha bisogno di mangiare un certo alimento al posto di un altro, lavoro per accontentarlo”, assicura Hana.
Ora, conclude, “grazie al corso con Lady Chef, oltre ad apprezzare le differenze tra la cucina giordana e italiana ho imparato nuove ricette più salutari. E’ un ottimo progetto che può aiutarmi ad aumentare la clientela: sogno di avere un laboratorio mio, ma anche di sensibilizzare sui problemi alimentari e dimostrare alle donne che avviare una propria attività è possibile”.
Dal lancio di Saqel nell’aprile 2022, sono state rafforzate 121 imprese, di cui 107 gestite da donne.
Fonte: Agenzia Dire