Un approccio alla geopolitica medio-orientale oltre Israele e Hamas. Prima parte

Roma, 13 ottobre 2023 – In questi dolorosi giorni di guerra si leggono numerose prese di posizione molte delle quali affrante da un’umana e giustificata collera. Là dove prevale la sola istanza umana scompare, purtroppo, la sostanza scientifica del fenomeno della geopolitica. Scrivere al riguardo richiederebbe un enorme spazio e, per non scoraggiare i lettori che vogliono farsi un’idea, presentiamo questo primo articolo che parte dai dati di base per potersi approcciare alle problematiche medio orientali che non riguardano, purtroppo, solo Israele ed Hamas.

Per prima cosa la guerra in corso interessa molti Stati: l’Iraq, la Siria, il Libano, lo Yemen, l’Arabia Saudita, la Libia, il Marocco, la Giordania, il Qatar, l’Oman, gli Emirati Arabi Uniti, il Kuwait, la Turchia, l’Iran, Cipro e la Tunisia. Come si può vedere tocca tutto il sud del mediterraneo e scende fino all’oceano indiano e al golfo persico con molte implicazioni. Insieme alla vastità della questione “palestinese” bisogna che si sappia un’altra cosa propedeutica che compone un mix atomico: la guerra santa in atto fra musulmani sciiti e sunniti che spacca dall’interno l’intero mondo arabo e di cui poco o nulla si parla e si scrive insieme all’irrisolta questione curda.  Il sunnismo è la corrente maggioritaria dell’Islam, comprendendo circa l’85% dell’intero mondo islamico. Esso riconosce la validità della Sunna e si ritiene l’erede della giusta interpretazione del Corano, che si articola in 4 scuole l’hanafismo, il malikismo, lo sciafeismo e l’hanbalismo. Il termine “sciita”, invece, che significa fazione o partito iniziò ad essere usato in riferimento a coloro che seguirono Alì ibn Abi-Talib nelle guerre che combatté come califfo contro gli Omayyadi, la dinastia che regnò dal 661 al 750 d. C. sull’impero arabo inaugurato da Maometto e dai suoi successori. La diatriba affonda le sue radici nel 632 d.C, l’anno della morte del profeta Maometto, il fondatore dell’islam.

La fede sciita ha conosciuto nei secoli molte spaccature interne con diverse fazioni in lotta e non solo per ragioni religiose e la loro maggiore presenza la si trova in Iran, Iraq, Afghanistan, India e Siria. Una delle ragioni è lo scontro tra le due principali denominazioni dell’Islam, sunniti e sciiti, che da anni sta creando scompiglio in tutta la regione. L’Arabia Saudita è il punto di riferimento principale del cosiddetto “blocco sunnita”, mentre l’Iran è il leader del cosiddetto “blocco sciita”. È altissima la tensione tra Arabia Saudita e Iran. 

Ciò premesso passiamo ad analizzare sinteticamente le situazioni di questi Stati che, in un modo o nell’altro, si intrecciano alla causa palestinese aggiungendovi molte dosi di geopolitica propria. Partiamo dall’Algeria con la quale abbiamo raggiunto intese per approvvigionarci di gas per sostituire le importazioni dalla Russia e ci siamo riusciti, infatti Algeri è diventato il nostro primo fornitore. Purtroppo, nel pieno dell’attacco di Hamas contro migliaia di civili in Israele, Algeri ha condannato la dura risposta dello Stato ebraico su Gaza e espresso piena solidarietà per il popolo palestinese. È stata con quella dell’Iran, una delle reazioni più favorevoli per Hamas in tutto il panorama internazionale. Con la Tunisia si era raggiunto uno zoppicante accordo per frenare le migrazioni verso l’Italia ma, anche lì come in Algeria, con una decisione sorprendente, il governo tunisino ha restituito 60 milioni di euro versati dall’Unione europea non dimenticando che il 25 luglio 2021 il presidente Saïed sospese il parlamento, licenziò il primo ministro, consolidando il proprio potere. L’Iraq è diviso tra sunniti e sciiti: in questo Paese segnato da molti scontri settari, il governo iraniano è considerato uno dei sostenitori principali dell’esecutivo a maggioranza sciita infatti in Irak circa il 62,5% della popolazione è di fede musulmana sciita e il 34,5% è di fede musulmana sunnita.

Un altro Paese molto diviso tra sunniti e sciiti è il Libano: Teheran sostiene il principale partito-milizia sciita, Hezbollah, mentre Ryadh è molto vicina alla famiglia Hariri, forse la famiglia più potente fra i sunniti. Diviso tra sunniti e sciiti è anche lo Yemen, che come la Siria è in guerra civile e dove l’Arabia Saudita sta intervenendo con bombardamenti aerei. La situazione in Yemen resta drammatica. In Qatar c’è uno strano equilibrismo infatti sono alleati con Hamas, ma non sono contro Israele. Il Qatar è uno degli stati più ricchi al mondo, forte della sua industria petrolifera. Dà un forte sostegno a gruppi integralisti come Hamas ed applica la legge della Sharia che è la principale fonte legislativa secondo la costituzione. Sembra che il capo militare e cervello delle Brigate Ezzeddin al Qassam, al secolo Mohammed Deif, stazioni da quelle parti. Ma anche noi, l’occidente, ci siamo inchinati col calcio al Qatar tenendo i mondiali 2022 in pieno inverno da loro. Senza dimenticare l’Oman che si distingue come monarchia assoluta dove non è ammessa la costituzione di partiti e sindacati che non siano l’emanazione del Governo o di corporazioni. Situazione simile negli Emirati arabi che sono una federazione di 7 monarchie assolute.

Per convenzione, il sovrano di Abu Dhabi è il presidente della Federazione e capo dello Stato e il sovrano di Dubai è il vicepresidente e primo ministro. Sul golfo Persico c’è il Kuwait che è una monarchia costituzionale con un sistema di governo parlamentare, il più antico del Golfo. Il capo dello Stato è l’Emiro, i sunniti sono il 64% della popolazione mentre gli sciiti ne costituiscono il 36%. Anche la piccola Cipro ha i suoi problemi infatti è divisa in due parti separate: la Repubblica di Cipro, a maggioranza greco-cipriota, riconosciuta a livello internazionale come unico governo legittimo dell’isola, e, nella parte nord, c’è l’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro Nord, riconosciuta dalla sola Turchia. La Giordania è lo Stato medio orientale con più senso di equilibrio e che agisce da cuscinetto ospitando molti palestinesi dove il potere esecutivo è detenuto dal re e dal suo consiglio dei ministri, Abd Allāh II.

Passando ai grandi un occhio particolare va posto sull’Iran che è una Repubblica Islamica sciita in conflitto con l’Arabia che guida i sunniti. Va qui ricordato l’ennesimo errore occidentale allorchè a Parigi, anni ’70, tutti i gruppi di opposizione si unirono in un comitato rivoluzionario guidato dall’Ayatollah Khomeynī contro lo Scià di persia Reza Palevi. Anche in Italia ci furono moltissime firme raccolte da autorevoli personaggi per attaccare lo Scià e sostenere Khomeynī. Non che lo Scià fosse un santo ma prima di rovesciarlo nessuno evidentemente si informò su chi e cosa fossero gli ayatollah.  Dal 2022 molte rivolte degli iraniani contro il governo che ha risposto con oltre 20.000 arresti e circa 500 uccisioni. La Siria, altro punto di scontro tra Arabia Saudita e Iran, è a maggioranza sunnita, ma il regime Assad è prevalentemente sciita: dunque Teheran sostiene Assad, Ryadh i ribelli. Su Bashar al-Assad in ambito ONU si è verificata una profonda spaccatura tra i due blocchi dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza costituiti da Stati Uniti d’America, Francia e Regno Unito che durante la guerra hanno espresso sostegno agli insorti e da Russia e Cina che invece sostengono il governo siriano sia in ambito diplomatico sia in quello militare.

La Russia è riuscita a mantenere Assad al potere e il suo intervento, insieme a quelli dell’Iran, del gruppo sciita libanese Hezbollah e di varie milizie sciite, sono stati fondamentali per capovolgere il corso della guerra. A settembre 2018, 7 anni dopo l’inizio del conflitto, Damasco controllava almeno il 60% della Siria e le forze curde, supportate dagli Stati Uniti, avevano il 25% del territorio del Paese in loro possesso. La Russia ha sostenuto l’amministrazione del presidente della Siria in carica Bashar al-Assad sin dall’inizio del conflitto siriano nel 2011: politicamente, con aiuti militari e, dal settembre 2015, attraverso la missione in Siria con un intervento militare diretto. La Libia, dopo la partecipazione ai colloqui ONU di Ginevra, il nuovo governo di unità nazionale – ad interim – guidato da Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh, dopo aver ricevuto con una maggioranza di 132 voti su 178 la fiducia dal Parlamento libico il 10 marzo 2021, cinque giorni dopo prestò giuramento e si insediò a Tripoli, sostituendo entrambi i governi rivali precedenti: quello di Fayez Al Serraj e quello fedele a Khalifa Haftar, con sede a Tobruk.

Il 23 marzo avvenne ufficialmente a Sirte il passaggio di consegne con quest’ultimo, guidato da Abdullah al-Thani. Infine c’è La Turchia che è una repubblica presidenziale dal 2017 le Forze armate turche rappresentano il secondo più grande contingente della Nato, dopo quello statunitense, con una forza combinata di poco più di un milione di unità effettive. La Turchia è considerata la più forte potenza militare della regione del Vicino Oriente, oltre a Israele.

Questo il quadro generale entro cui si muovono Israele, Palestinesi, Hamas, l’Olp con Abu Mazen, Sciiti, Sunniti, Iran, Siria, Egitto, il petrolio, l’uranio arricchito e tant’altro………

Immagini da Wikipedia

Raffaele Romano è un giornalista e scrittore di Storia contemporanea attualmente collabora con “Paese Italia Press” “La Freccia Web”, “Pensa Libero, La voce di New York”, con “L’Avanti on line” e col “Nuovo Giornale Nazionale”. In passato ha collaborato con l’Avanti per diversi anni, al quotidiano economico finanziario Ore 12 poi ho diretto Events Karate la rivista della federazione internazionale di Karate, ufficio stampa del Sindaco Roma ecc. Aver avuto per docenti all’università il prof. Renzo De Felice, Gaetano Arfè e Gabriele De Rosa e aver fatto la tesi in storia contemporanea col prof. Francesco Malgeri lo hanno forgiato nella costruzione di una “visione storico contemporanea” che lo ha guidato su tutto quanto ha scritto in articoli e saggi. Durante la crisi pandemica Covid-19 ha avuto tempo e modo per mettere mano a tutta la documentazione che aveva accumulato in diversi anni e ricostruire empiricamente le interferenze straniere nella politica interna dell’Italia in un arco temporale che va dal 1941 al 1994 con la pubblicazione de “Andreotti, Craxi e Moro visti dalla CIA”. Mentre “Il Sindacalismo italiano visto dalla CIA. Dal fascismo alla Guerra Fredda” appena terminato, invece, è il sequel avvalendosi del FOIA statunitense che gli ha consentito di poter accedere e pubblicare documentazione desecretata dai precedenti “Top Secret” per il periodo che va dagli anni ’30 agli ’80 del secolo scorso. In passato ha pubblicato una biografia storico politica su Giacomo Matteotti, il piano sanitario per il Lazio, un’inchiesta sulle italiche corporazioni: “I furbetti della penisola” ecc. Il suo lavoro storico si basa su vari documenti desecretati di diplomatici, servizi di intelligence, Dipartimento di Stato, Casa Bianca, interviste, articoli e Commissioni parlamentari di indagini italiane e straniere e tant’altro. Ha avuto grosse esperienze professionali nel settore bancario per 15 anni ed anche una grossa esperienza politica. Ovviamente tifa Napoli!

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