Roma, 15 febbraio 2023 – Per approfondire ciò che sta accadendo alle nostre porte in Medio Oriente tocca proseguire il percorso iniziato con l’articolo precedente sulla geopolitica. Dopo aver comunicato che i Paesi coinvolti sono molti la prima cosa da stabilire è che bisogna comprendere la differenza che c’è fra la “Narrazione” e la “Storia”. La narrazione, ormai dilagata, è una forma ancestrale e potentissima di comunicazione per cui raccontare storie è anche un modo di manipolare gli altri. Essa ha lo scopo principale di condizionare e influenzare le menti altrui. La Storia, invece,deriva dal greco “Istoria” che significa “ricerca e indagine” ed è la disciplina che si occupa dello studio del passato tramite l’uso di fonti, di documenti, testimonianze e racconti che trasmettono il sapere del passato.
A seguito dell’attacco militare di Hamas effettuato in molti modi ed in tante direzioni contro Israele, è stata una vera e propria battaglia militarmente studiata e realizzata sul campo ed in tal modo tocca analizzarla. Tocca, oltretutto, tener presente che gli attacchi hanno richiesto molto tempo per essere preparati e non pochi giorni.
La domanda che tutti gli osservatori di politica estera oltre che di geopolitica si sono fatti è stata: come mai sono riusciti ad entrare in territorio israeliano ed attuare carneficine varie superando l’intelligence e l’esercito israeliano? Quindi due settori vanno sul banco degli imputati: l’intelligence e le forze armate tutte.
Qualcuno si è posto un interrogativo senza senso “E’ caduto il mito dell’infallibilità del Mossad?”. La domanda è viziata da una mancanza di conoscenza degli apparati di Tel Aviv, infatti bisogna sapere che Israele in questo settore ha tre strutture il Mossad, che è la principale organizzazione di spionaggio all’estero ed assolve al compito di studiare e prevenire tutte quelle attività che possano compromettere la sicurezza statale.
Poi c’è lo Shin Bet competente sia per la sicurezza interna dello Stato israeliano oltre che al controspionaggio e al servizio delle forze armate.
Infine abbiamo l’Aman, che è ilDirettorato dell’Intelligence Militare ed è anche responsabile per la raccolta e l’analisi delle informazioni di carattere militare.
Quindi si può sicuramente affermare che le tre agenzie negli ultimi anni hanno commesso, forse insieme ad altre intelligence straniere, lo stesso errore. Con molta probabilità il tutto è potuto avvenire in quanto le intelligence israeliane si sono basate, quasi esclusivamente, sulla sorveglianza ed il controllo informatico ed elettronico trascurando quello classico sul campo.
I capi di Hamas, fatti esperti dalle varie Intifada, hanno adottato verosimilmente un metodo di comunicazione per così dire arcaico ma efficace senza usare né internet e né tantomeno i telefoni. Tutto questo ha, molto probabilmente, prodotto una mancanza di comunicazione in quanto le parti in causa lo facevano su universi paralleli. L’informatica va usata ma questo non doveva loro consentire di ridurre significativamente il controllo fisico dei territori e, soprattutto, senza dimenticare l’irrinunciabile lavoro di penetrazione ed infiltrazione con uomini addestrati. In Italia abbiamo avuto modo di conoscere le tecniche dei “pizzini” usate dei capi mafia che, fra le altre cose, ha consentito loro di non essere mai intercettati. Hanno tratto una conclusione errata quella che ritiene la tecnologia unico strumento di difesa. È stato dimostrato, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, che è stata la sconfitta della tecnologia in quanto non ci si può affidare solo a lei, è stato un tragico errore in quanto essa non ha la capacità di analisi, mentre l’uomo ce l’ha eccome. Quando si analizzano questioni riguardanti l’intelligence bisogna che si tenga presente che in questo campo “NIENTE È VERO MA TUTTO PUO’ ESSERE POSSIBILE”.
Passando alle forze armate l’unica cosa che si può affermare è che erano quasi del tutto assenti, cosa molto strana se si considera che Israele da decenni è totalmente circondata e che deve la sua esistenza ad un controllo quasi maniacale dei propri confini.
Un altro elemento da sottolineare è legato al fatto che l’attuale premier Benjamin Netanyahu è il leader del partito conservatore del Likud ed è il premier rimasto in carica più a lungo nella storia d’Israele. Nel 2019 è stato formalmente incriminato di corruzione, frode e abuso d’ufficio per modifiche legislative effettuate al fine di favorire aziende di comunicazione. Lo scorso 24 luglio, la Knesset israeliana ha approvato la cosiddetta “legge della ragionevolezza”, in base alla quale la Corte suprema non avrà più il potere di mettere in discussione e di dichiarare nulle le leggi varate dal governo ma che essa ritenga, appunto, non ragionevoli. Questa legge ha scatenato un sussulto ed ha demolito l’unità d’azione totale delle forze politiche e del popolo israeliano con manifestazioni e proteste. Questa spaccatura ha provocato effetti anche nei piani alti delle istituzioni e dei centri di potere di Tel Aviv ma l’unità è ritornata forte come prima con la guerra scatenata da Hamas.
A questo punto una domanda seria sorge spontanea: cosa sta facendo l’italiano che con i galloni di “Inviato speciale dell’Ue per il Golfo Persico” a 13.000 euro al mese presi dalle tasche dei contribuenti? In verità ci aspettiamo che, dopo aver eliminato la povertà dall’Italia, riesca a fare quest’altro miracolo con Hamas.
Raffaele Romano è un giornalista e scrittore di Storia contemporanea attualmente collabora con “Paese Italia Press” “La Freccia Web”, “Pensa Libero, La voce di New York”, con “L’Avanti on line” e col “Nuovo Giornale Nazionale”. In passato ha collaborato con l’Avanti per diversi anni, al quotidiano economico finanziario Ore 12 poi ho diretto Events Karate la rivista della federazione internazionale di Karate, ufficio stampa del Sindaco Roma ecc. Aver avuto per docenti all’università il prof. Renzo De Felice, Gaetano Arfè e Gabriele De Rosa e aver fatto la tesi in storia contemporanea col prof. Francesco Malgeri lo hanno forgiato nella costruzione di una “visione storico contemporanea” che lo ha guidato su tutto quanto ha scritto in articoli e saggi. Durante la crisi pandemica Covid-19 ha avuto tempo e modo per mettere mano a tutta la documentazione che aveva accumulato in diversi anni e ricostruire empiricamente le interferenze straniere nella politica interna dell’Italia in un arco temporale che va dal 1941 al 1994 con la pubblicazione de “Andreotti, Craxi e Moro visti dalla CIA”. Mentre “Il Sindacalismo italiano visto dalla CIA. Dal fascismo alla Guerra Fredda” appena terminato, invece, è il sequel avvalendosi del FOIA statunitense che gli ha consentito di poter accedere e pubblicare documentazione desecretata dai precedenti “Top Secret” per il periodo che va dagli anni ’30 agli ’80 del secolo scorso. In passato ha pubblicato una biografia storico politica su Giacomo Matteotti, il piano sanitario per il Lazio, un’inchiesta sulle italiche corporazioni: “I furbetti della penisola” ecc. Il suo lavoro storico si basa su vari documenti desecretati di diplomatici, servizi di intelligence, Dipartimento di Stato, Casa Bianca, interviste, articoli e Commissioni parlamentari di indagini italiane e straniere e tant’altro. Ha avuto grosse esperienze professionali nel settore bancario per 15 anni ed anche una grossa esperienza politica. Ovviamente tifa Napoli!