Roma, 22 nov 2023 – Ci risiamo Joe Biden promette di riaprire e rendere declassificati i files della CIA e dell’FBI riguardanti le probabili scottanti rivelazioni sul periodo prima, durante e dopo i colpi di fucile che il 22 novembre del 1963 a Dallas uccisero il Presidente John Fitzgerald Kennedy rimasti top secret per 60 anni. Tutti i Presidenti dal 1992 quando fu approvata una legge del Congresso che obbligava a desecretarli compreso Donald Trump, avevano rilasciato solo parzialmente i documenti e alla fine accettato “i consigli” dell’FBI e della CIA di rinviare il rilascio di quest’ultimo gruppo per ragioni di una presunta “sicurezza nazionale”. L’anno scorso Joe Biden ha rinviato la pubblicazione ordinando una revisione dei file rimanenti, emettendo una disposizione che ritardava ancora una volta il rilascio dei documenti fino al 15 dicembre del 2023, a meno che le agenzie federali non gli avessero chiesto una posticipazione. Per costringere Biden a dare il via libera un avvocato di New York, Larry Schnapf, lo ha denunciato chiedendo il rilascio di tutta la documentazione riguardante il famoso caso compresi i report secondo i quali le varie e molteplici agenzie del governo federale pare si stessero agitando per continuare a mantenerli ancora top secret. Va ricordato infine che la Commissione Warren, all’epoca incaricata di indagare sul caso, sancì che non si era trattato di una cospirazione e che Oswald avesse fatto tutto da solo.
Non c’è da essere ottimisti in quanto lo scorso 13 settembre 2021 Laura Sullivan pubblicava sul sito www.npr.org un articolo con cui annunciava che Biden aveva deciso di declassificare un importante rapporto di 16 pagine dell’FBI nel quale venivano fuori collegamenti tra tutti i dirottatori dell’11 settembre con cittadini sauditi che vivono negli USA. Il documento, scritto nel 2016, riassumeva un’indagine dell’FBI su quei legami ed è stato classificato come Operazione ENCORE. Il citato rapporto mostra una relazione più stretta di quanto si conoscesse prima tra due sauditi in particolare, di cui uno con lo status di diplomatico e alcuni dei dirottatori. Le famiglie delle vittime dell’11 settembre hanno a lungo cercato il rapporto che ha tracciato un quadro quasi totalmente diverso da quello descritto dalla Commissione sull’11 settembre del 2001. Anni fa infatti la commissione aveva riconosciuto che su quanto supposto sul diplomatico saudita Fahad al-Thumairy: “non abbiamo trovato prove che Thumairy abbia fornito assistenza ai due dirottatori“. Il rapporto Encore, invece, afferma, che Thumairy “incaricò” un associato di aiutare i dirottatori quando arrivarono a Los Angeles e disse al socio che i dirottatori erano “due persone molto significative“, tutto ciò più di un anno prima degli attacchi alle torri gemelle. Sempre la stessa Commissione aveva descritto l’impiegato saudita, Omar al-Bayoumi, come un semplice “gregario“. Il rapporto ENCORE, invece, afferma che un testimone aveva visto Bayoumi aspettare l’arrivo dei dirottatori piuttosto che incontrarli per caso oltre ad impegnarsi con loro in una lunga conversazione. Il rapporto afferma che una donna avrebbe dichiarato agli investigatori che Bayoumi spesso riferisse che, la comunità islamica “ha bisogno di agire” e che la comunità era “al jihad”. In un’intervista, le famiglie delle vittime delle Twin Towers hanno affermato di aver trovato altri elementi nel rapporto rivelanti come il fatto che Bayoumi fosse in “contatto quasi quotidiano” con un uomo legato alla mente dell’attacco al World Trade Center del 1993 ed aveva trascorso la notte in un hotel con un altro uomo collegato a uno dei luogotenenti anziani di Osama bin Laden. Sebbene il rapporto non tragga alcun collegamento diretto tra i dirottatori e il governo saudita nel suo insieme Jim Kreindler, che rappresenta molte delle famiglie che hanno citato in giudizio l’Arabia Saudita, ha affermato che il rapporto convalida le argomentazioni che hanno esposto sul caso: “Questo documento, insieme alle prove pubbliche raccolte fino ad oggi, fornisce un modello di come al-Qaeda ha operato all’interno degli Stati Uniti“, ha detto, “con il sostegno attivo e consapevole del governo saudita”. Il governo saudita ha sempre smentito ogni coinvolgimento e recentemente i funzionari dell’ambasciata saudita hanno dichiarato che “Ogni accusa che l’Arabia Saudita sia complice negli attacchi dell’11 settembre è categoricamente falsa“. Il documento ENCORE è stato il primo di molti che Biden aveva promesso di rilasciare con un ordine esecutivo per declassificare e rendere pubblici questi documenti.
Il senatore democratico Richard Blumenthal, è stato il primo sostenitore al Congresso di una legge che, permettesse alle famiglie delle vittime delle Twin Towers di citare in giudizio l’Arabia Saudita, in quanto la legge federale impediva la causa civile contro un paese sovrano. Blumenthal non esitò a schierarsi contro Obama per annullare il veto, l’unico in otto anni alla Casa Bianca, con cui si era opposto alla legge. Ottenendo un successo bipartisan con rari precedenti: il Senato per 97 a 1 annullò il veto di Obama. L’ex agente Stephen Moore in una dichiarazione del 2017 sostenne che al-Qaeda non avrebbe potuto mandare Hazmi e Mihdhar negli Stati Uniti “senza una valida struttura di supporto” e che “il personale diplomatico e di intelligence dell’Arabia Saudita aveva consapevolmente dato supporto a due dei dirottatori”. Come se non bastasse Daniel Gonzalez un ex agente di strada dell’ufficio di San Diego dell’FBI, era uno dei numerosi investigatori in pensione che avevano firmato per aiutare le famiglie. Durante gli ultimi 15 anni della sua carriera nell’FBI, Gonzalez è stato una figura centrale nello sforzo del Bureau per comprendere i collegamenti sauditi con l’11 settembre. Ma l’agente Gonzalez si sentiva spesso sotto pressione e messo da parte, anche per lui dal giorno degli attacchi, la pista sembrava puntare dritto sull’Arabia Saudita.
A lei Presidente la palla!
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Raffaele Romano, nato a Napoli ma vive a Roma, è un giornalista e scrittore di Storia contemporanea. Attualmente collabora con “Paese Italia Press.it” “La Freccia Web.it”, “Pensa Libero, La voce di New York”, con “L’Avanti on line” e col “Nuovo Giornale Nazionale”. In passato ha collaborato con l’Avanti per diversi anni, al quotidiano economico finanziario Ore 12 poi ha diretto Events Karate la rivista della federazione internazionale di Karate, ufficio stampa del Sindaco Roma ecc. Aver avuto per docenti all’università il prof. Renzo De Felice, Gaetano Arfè e Gabriele De Rosa e aver fatto la tesi in storia contemporanea col prof. Francesco Malgeri lo hanno forgiato nella costruzione di una “visione storico contemporanea” capace di guidarlo su quanto ha scritto in articoli e saggi. Durante la crisi pandemica Covid-19 ha avuto tempo e modo per mettere mano a tutta la documentazione che aveva accumulato in diversi anni e ricostruire empiricamente le interferenze straniere nella politica interna dell’Italia in un arco temporale che va dal 1941 al 1994 con la pubblicazione de “Andreotti, Craxi e Moro visti dalla CIA”. Mentre “Il Sindacalismo italiano visto dalla CIA. Dal fascismo alla Guerra Fredda” appena terminato, invece, è il sequel redatto avvalendosi del FOIA statunitense che gli ha consentito di poter accedere e pubblicare documentazione desecretata dai precedenti “Top Secret” per il periodo che va dagli anni ’30 agli ’80 del secolo scorso. In passato ha pubblicato una biografia storico politica su Giacomo Matteotti, il piano sanitario per il Lazio, un’inchiesta sulle italiche corporazioni: “I furbetti della penisola” ecc. Il suo lavoro storico si basa su vari documenti desecretati di diplomatici, servizi di intelligence, Dipartimento di Stato, Casa Bianca, interviste, articoli e Commissioni parlamentari di indagini italiane e straniere e tant’altro. Ha avuto grosse esperienze professionali nel settore bancario per 15 anni ed anche una grossa esperienza politica. Ovviamente tifa Napoli!
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