Roma, 18 dic. 2023 – In Siria la popolazione di Raqqa, città che tra il 2014 e il 2017 è stata anche la capitale scelta dal gruppo Stato Islamico, continua a lottare contro le conseguenze di 13 anni di guerra. A confermare che ripartire si può, ritrovando fiducia nel futuro grazie a capacità personali e rinnovati legami sociali che spezzano l’isolamento, è il progetto Darna Al Aman. In arabo queste parole significano “la nostra casa sicura”.
Il progetto è realizzato dal 2021 dall’organizzazione Un Ponte Per, grazie ai fondi dell’Otto per mille dell’Istituto buddista italiano Soka Gakkai. Tra le attività c’è la creazione e la gestione di luoghi protetti. “Gli Spazi sicuri per donne, ragazze, adolescenti, bambine e bambini sono pensati per rispondere a una mancanza di servizi vitali per le vittime di violenze di genere o abusi, o per creare consapevolezza sul fenomeno, in un contesto in cui la violenza è ancora presente e molto radicata, sia in casa che fuori” spiega Ambra Malandrin, referente del progetto di Un Ponte Per in Siria: “La guerra ha causato lo spostamento forzato delle persone e violenza diffusa”. Secondo Malandrin, “tra le conseguenze più immediate c’è la povertà diffusa che colpisce nove famiglie su dieci”. Questo genera matrimoni precoci, denuncia la cooperante, “un fenomeno che coinvolge circa l’85% di bambine e ragazze tra i 15 e i 17 anni”, e poi ci sono il lavoro minorile e l’abbandono scolastico. Malandrin continua: “La violenza trova però terreno fertile anche tra le strade non sicure, dove la ricostruzione procede a rilento e otto edifici su dieci sono ancora inagibili, nonché in norme sociali profondamente radicate”. A questo si aggiunge il problema della carenza dei servizi. “Sappiamo che solo il 7% delle donne vittime di violenze riesce ad ottenere il supporto necessario” riferisce la cooperante. Convinta che ciò condanna le altre “all’isolamento”. Insieme con il partner locale Doz, Un Ponte Per con gli Spazi sicuri per donne e ragazze fornisce una gamma di servizi in base ad età ed esigenze specifiche. “Tramite personale locale qualificato, organizziamo sessioni mirate di gruppo, incontri di sensibilizzazione, corsi di formazione professionale e, quando necessario, diamo indicazioni per accedere a servizi presso altre strutture, come quelli di salute riproduttiva” sottolinea la referente di Un Ponte Per. “Ci occupiamo di violenza di genere, sessuale, abusi emotivi e matrimoni precoci ed è anche previsto un servizio “di trasporti sicuri”. Non solo. “Ci sono poi due spazi sicuri a misura di bambino” sottolinea la cooperante: “Il primo è per bambini fino ai cinque anni all’interno dello spazio sicuro per donne, così madri, sorelle o caregiver sanno a chi affidarli; il secondo, dai sei ai 17 anni, è diviso per età e mira a migliorare il benessere generale dei bambini tramite attività ricreative e sportive”. Secondo Malandrin, questo permette a donne e ragazze di riottenere “gli strumenti per ricostruire le loro vite, favorendo autonomia, una rete di supporto”. E l’impatto è stato molto positivo: “In un anno raggiungiamo un migliaio di donne e ragazze adolescenti, circa duemila bambine e bambini” calcola la cooperante. “Poi 400 individui tramite la gestione diretta dei casi, di cui l’80% sono donne e adolescenti, e il 20% uomini sotto i 18 anni”. Le beneficiarie intervistate “ci hanno raccontato di aver ritrovato fiducia e autonomia” conferma la referente del progetto. “È positivo per loro avere uno spazio in cui ritrovare del tempo per sé da dedicare ad attività come cucito e informatica. Ma soprattutto creano nuovi legami e questa è l’arma migliore per spezzare l’isolamento e imprimere, nel tempo, un cambiamento nella società”.