di Mimma Cucinotta
In Brasile continua il braccio di ferro tra il Congresso e la Corte Suprema sulla questione del Marco temporal. La legge favorirebbe la potente lobby dell’agroindustria cancellando miti tradizioni e diritti primordiali delle comunità indigene sui loro territori d’origine.
Nel 2023 la Camera dei deputati riunita in seduta plenaria ha approvato il disegno di legge di modifica del sistema di delimitazione delle terre indigene nel Paese, definito ‘Marco temporal’.
Il testo ebbe il via libera con 283 voti favorevoli e 155 contrari, un’astensione, passato poi all’esame del Senato.
La norma limitando la demarcazione dei territori afferma che gli indigeni hanno diritto solo alle terre che erano in loro possesso prima della promulgazione della Costituzione del 1988. Ovvero occupate dai popoli nativi prima dell’entrata in vigore della Costituzione federale, 5 ottobre 1988. Da questo orientantanento emerge la direzione auspicata dall’agrobusiness. In questi anni sono imperversate tensioni e proteste degli indigeni, acuite da scontri con la polizia.
Nei mesi scorsi i giudici della Corte suprema avevano votato contro l’applicazione del Marco Temporal, considerata una legge contro i diritti fondiari del popolo indigeno, sostenuta dal settore agroalimentare affaristico brasiliano. Politica portata avanti dalla riforma del Codice forestale approvato nel 2012.
In questo contesto l’offensiva legale maggiormente penalizzante per i nativi è appunto il lasso temporale che porrebbe una linea di ferrea demarcazione temporale tra prima e dopo la ratifica della Carta Costituzionale. Secondo cui verrebbe meno la stanzialità della popolazione indigena in quelle terre, di conseguenza perderebbero il riconoscimento dell’occupazione storicamente nota.
Le proteste messe in campo dalla comunità indigena avrebbero un fondamento giuridico dimostrabile dall’assenza di legislazione in materia del “Marco Temporal o Lasso di tempo”. Definizione non riscontrabile negli Atti dell’Assemblea Costituzionale del Brasile del 1987 / 1988, e non menzionata soprattutto nel testo Costituzionale del 1988.
Tutto lascerebbe supporre ad un tentativo fraudolento verso il diritto alle terre occupate secolarmente dalla popolazione indigena. In pratica si tratterebbe di lesione di un diritto sostanziato dalla sottrazione indebita di quei territori.
Malgrado il Marco temporal sia stato ritenuto illegittimo dalla sentenza emanata dalla Corte Suprema, rigetto avvertito come una grande vittoria, il Congresso riproponendo il testo, pochi giorni prima ritenuto incostituzionale dalla Corte, attraverso un nuovo disegno di legge N. 2903, perseguirebbe nella volontà persecutoria nei confronti dei nativi che risulterebbero fortemente danneggiati sul piano delle risorse di sostentamento da una legge illegittima costituzionalmente. Un piano politico umanamente e socialmente pregiudizievole che concorrerebbe ad affermare lo strapotere lobbistico degli agrobusiness annientatando non solo l’economia di una comunità ma peculiarmente cancellandone le tradizioni antropologico-culturali pregnanti di quelle aree.
Il terreno di lotta si presenta arduo anche per la presenza al Congresso nazionale del Brasile di una forte rappresentanza dall’agrobusiness.
Intanto è in corso la valutazione di una proposta di emendamento costituzionale da parte Congresso a fronte di un atto di conciliazione avanzato dalla Corte Suprema. In proposito il presidente del Senato federale brasiliano, Rodrigo Pacheco (Psd), la proposta di emendamento costituzionale dovrebbe arenarsi dal momento che è in corso un’iniziava di conciliazione promossa dalla Corte. Pacheco dal canto suo ha espresso fiducia in una risoluzione consensuale tra il Congresso e la Corte Suprema sulla questione. La dichiarazione di Rodrigo Pacheco risale alla vigilia della discussione sulla proposta di emendamento nella seduta di Commissione Costituzione e Giustizia del Senato. Nel frattempo il 5 agosto sono stati avviati dal ministro Gilmar Mendes, della Corte Suprema, i lavori della commissione di conciliazione, con la finalità di armonizzare le diverse visioni. L’organismo composto da rappresentanti del governo, del Congresso, degli Stati, dei Comuni, delle organizzazioni indigene e dei pubblici… andrà avanti nei lavori fino a dicembre prossimo (2024) anche senza la partecipazione della rappresentanza dei popoli indigeni che hanno subordinato la loro presenza in Commissione alla sospensione della “legge del genocidio indigeno” approvata dal congresso.
L’organismo dovrebbe rivedere le tesi secondo cui solo i popoli occupanti nel giorno della promulgazione della Costituzione Federale, il 5 ottobre 1988, avrebbero diritto alle Terras Indígenas, la realizzazione di imprese economiche in quelle aree senza senza la consultazione delle popolazioni indigene, i contratto di cooperazione tra nativi e non, affinché gruppi di potere possano svolgere attività economiche nei territori. Brasilia continua ad essere centro di manifestazioni scontri e proteste contro l’affermazione di una politica erosiva dei diritti umani del popolo indigeno, oltraggiato dagli interessi egemonici delle lobby industriali.