Catania, luglio 2021 – La manifestazione è stata promossa dal Rotary Club San Gregorio di Catania, in collaborazione con la sezione UCIIM di Tremestieri Etneo . Nel saluto introduttivo le rispettive presidenti Cinzia Torrisi e Agata Pennisi hanno ringraziato Simona Lo Iacono autrice del romanzo La Tigre di Noto” Neri Pozza Editore) per la speciale attenzione riservata alla valorizzazione del ruolo della donna nella società, evidenziando in grandi progressi sociali e culturali che si sono registrati nel corso degli anni.
Nel presentare il volume, il preside Giuseppe Adernò , presidente emerito dell’UCIIM di Catania, ha esordito dicendo:
“ Nihil quod netinum est alienum a me puto” e, da originario di Noto, ha tratteggiato il percorso biografico della protagonista del romanzo, Marianna Ciccone, nata a Noto nel 1891, docente di Matematica Fisica alla Normale di Pisa, ricercatrice di spettroscopia che ha anticipato la meccanica quantistica molecolare
La professoressa Ciccone figura sorprendentemente dimenticata tra le pieghe della storia, viene ricordata per il suo eroico e coraggioso gesto nel difendere come una tigre gli strumenti scientifici e il prezioso patrimonio librario dell’Istituto di Fisica dell’Università di Pisa, durante la seconda guerra mondiale nel 1944 nel corso dell’invasione tedesca, mettendo la repentaglio la propria vita , divenendo luminoso esempio di coraggio e di forza, doti non sempre riconosciute al genere femminile.
Nel volume la luce diviene assoluta protagonista, caratterizza il personaggio, ne è un tratto distintivo e l’Autrice, magistrato di professione, con una scrittura lineare ed elegante, discorsiva e al contempo essenziale, poetica ed esaustiva sviluppa il tema del femminile, della maternità, dell’antisemitismo.
Nel corso della serata sono stati letti da Patrizia Auteri alcuni brani del romanzo, intercalati dalle musiche eseguite d Vincenzo Messina al flauto ed Ettore Sapienza al violino.
Simona Lo Iacono racconta la storia della prima donna siciliana alla Normale di Pisa
Tra le donne della Letteratura, le Madri della Costituzioni, le donne parlamentari, le donne in carriera, ad integrazione del volume “Ci sono donne in Italia che…”, il magistrato e letterato Simona Lo Iacono, racconta la storia di Anna Maria – Marianna Ciccone a 130 anni dalla nascita, figura sorprendentemente dimenticata tra le pieghe della storia,
Nata a Noto nel 1891, cinquant’anni dopo la grande poetessa netina Mariannina Coffa, Anna Maria Ciccone ha studiato presso l’Istituto Tecnico “Archimede” di Modica, si è iscritta alla Facoltà di Matematica prima all’Università “La Sapienza” di Roma e dopo un anno all’Università di Pisa, conseguendo nel 1919 la laurea in Matematica e quindi l’abilitazione all’insegnamento presso la Scuola Normale Superiore , imponendosi come prima e unica donna del corso in un mondo prevalentemente maschile e ostile al suo avanzamento professionale.
Nel 1924 ha conseguito una seconda laurea in Fisica, sotto la guida del Prof. Puccianti, indirizzando i suoi studi sulla spettroscopia. La sua potrebbe essere definita una vita alla ricerca della luce:, avendo lei dimostrato fin da bambina estrema curiosità e attenzione verso i fenomeni della luce e i vari aspetti della luminosità come si legge tra i suoi scritti: «Era sempre stato così per me. Conoscevo i luoghi attraverso la luce, entravo nelle città guidata dal sole».
Per tutta la sua vita da studiosa presso la Normale di Pisa ha indagato e analizzato le traiettorie e le intermittenze della luce. Le sue ricerche e i suoi studi ebbero una vasta risonanza persino nel campo della nascente meccanica quantistica molecolare.
Ha vissuto un tempo attraversato da funesti eventi come la prima e la seconda guerra mondiale e la persecuzione degli ebrei, sempre animata da una indomita forza di volontà e da uno sconfinato amore per il sapere.
Oltre che per le sue pionieristiche ricerche si è distinta per le sue impavide azioni, dimostrando passione, forza e coraggio quando riuscì a salvare, nel 1944, le apparecchiature scientifiche e i testi ebraici della biblioteca dell’Università di Pisa che i nazisti che volevano requisire e distruggere.
L’appellativo di “tigre” l’ha meritato sul campo nell’estate del 1944, in un clima di distruzione e bombardamenti degli istituti universitari, quando, essendo giunti i saccheggiatori all’Istituto di Fisica trovarono la prof.ssa Ciccone, che aveva già nascosto con la collaborazione del custode Barsali Pirro, aveva già nascosto gli “oggetti più pregevoli” nella parte non minata dell’Istituto e che con determinatezza quasi da “tigre infuriata che difende i suoi piccoli”, con indomita forza, dichiarò in lingua tedesca all’ufficiale nazista Hans Nothdurf che non avrebbe abbandonato l’edificio a costo di saltare in aria con esso. Riuscì così ad evitare la distruzione completa dell’Istituto ed il saccheggio degli strumenti scientifici e del prezioso patrimonio librario.
Con uno sguardo che attraversa il suo tempo, Simona Lo Iacono, utilizzando i pochi elementi storici disponibili è riuscita a ricostruire un’avvincente biografia romanzata della geniale Docente di Fisica e Matematica che seppe mostrarsi al mondo con la compostezza e il pudore di chi, nel buio dell’universo, cerca di guadagnare sempre, con fede ostinata, un piccolo bagliore di conoscenza. Parafrasando Goethe, nella sua affermazione “è proprio quando le ombre sono più nere che riusciamo a scoprire il potere della luce” che la figura di Marianna Ciccone riappare quale luminoso esempio di coraggio e di forza non sempre riconosciute al genere femminile.
La luce diviene assoluta protagonista, caratterizza il personaggio, ne è un tratto distintivo.
Nel testo si incontra una donna che con la sua diligente ricerca della luce fa prevalere la voglia di vivere che altro non è se non un passaggio attraverso il buio per arrivare alla luce stessa: una donna che trasforma in opportunità gli ostacoli che incontra, scontrandosi quasi con tutto ciò che la circonda, mettendo a repentaglio la sua vita, tenendo testa ai nazisti, ostacolando la distruzione dei testi, degli strumenti scientifici e dell’università stessa, per amore della scienza e per la pura voglia di tramandare ai posteri i semi della conoscenza e della cultura. Una donna caparbia, coraggiosa di grande livello, ricercatrice anche di bellezza e di poesia, profetessa in parte non riconosciuta, perché antesignana dei tempi.
L’Autrice ha salvato dall’oblio questa donna siciliana, illustrando il superamento di un destino che avrebbe potuto mortificare la sua intelligenza e si esalta la capacità di lettura dei fenomeni fisici, della luce e delle stelle.
Nel libro si legge di una bimba segnata da un’ orfanità di affetti, vissuta in seno a una famiglia ligia al dettato sociale, che considerava la donna dedita soltanto alla maternità e alla casa, che ha sconfitto, di fatto, preclusioni e preconcetti di una civiltà retriva, offrendo un prezioso contributo alla ricerca scientifica.
In questo si può cogliere un richiamo alla poetessa di Noto, Mariannina Coffa Caruso, (1941-1878) che, osteggiata dalla famiglia perché leggeva e scriveva, ostacolata dai familiari nel seguire la sua passione per l’arte e la musica, e che, fidanzata del giovane maestro di pianoforte Ascenzo Mauceri, è stata costretta a sposare Giorgio Morana, ricco proprietario terriero.
Tra le lettere all’ex fidanzato si legge, infatti, che quando prendeva la penna in mano veniva “fulminata” dallo sguardo del suocero che “non fece apprendere alle sue figlie il leggere e lo scrivere perché non fossero disoneste o cattive donne di casa”-
Poetessa dell’Accademia Dafnica e degli “Zelanti” di Catania, guidata nella poesia dal canonico Corrado Sbano, ha coltivato la sua vena poetica anche mediante scambi epistolari con Giuseppe Macherione, Mario Rapisardi, Leonardo Vigo, seppure osteggiata dalla famiglia.
Grazie a Simona Lo Iacono, la storia di Marianna Ciccone prende luce e produce luminescenti rifrazioni. Una nuova stella brilla nel cielo di Noto e nella storia delle donne di Sicilia.
L’originale espediente letterario dell’album fotografico che Marianna mostra alla figlia adottiva, mentre le narra il percorso della sua vita intrapreso sin da bambina permette all’Autrice di tessere il racconto della storia che si sviluppa in modo cronologico, mettendo al centro dell’opera il tema del femminile e del materno. Marianna, infatti, vive come contrappunto una maternità adottiva accogliente, affettuosa e devota.
Nella sua solitudine di bambina poco amata dalla famiglia, ma cresciuta dal caldo affetto di una governante, Marianna ricorda per certi versi il carattere del piccolo Tomasi di Lampedusa, protagonista dell’Albatro, romanzo dell’Autrice (2019); ma nonostante tutto, con costante tenacia riuscirà a realizzare la sua missione di ricercatrice, quasi profetessa anticipatrice dei nuovi linguaggi e delle nuove scoperte.
Nel romanzo pervade una certa aria dolente e allo stesso tempo favolistica. L’autrice delinea con efficacia la protagonista, dando spessore ai sentimenti e ai vissuti, ricama intorno a lei figure emblematiche: personaggi femminili che sanno generare gesti di solidarietà: la tata Rosa, che ha capito davvero la vita e che sostituisce negli affetti e nelle relazioni una madre ostile; una figlia adottiva che non parla in un mondo pieno di parole; l’affittacamere che scopre i libri in tarda età ; un collega, futuro premio Nobel, che vive sulla propria pelle l’antisemitismo.
Marianna appare spesso contrariata e triste per le difficoltà incontrate nel percorrere la sua strada di studiosa/scienziata e dal pessimo rapporto con una madre anaffettiva perennemente insoddisfatta, attenta alle apparenze, prigioniera della forma e delle convenzioni, “l’occhio della gente è una cosa importante, diceva, si vive anche per gli altri”
Nel testo che intreccia il dato storico, il verosimile ed il mistero, si apprezza la scorrevolezza del periodare, corredato da un ricercato uso di espressioni dialettali che intrecciano il siciliano e il barocco
Ogni pagina regala al lettore delle piccole perle incastonate in una scrittura lineare ed elegante, discorsiva e al contempo essenziale, poetica ed esaustiva. Bastano pochi tocchi all’autrice per creare un’atmosfera, un’immagine, e quindi raccontare sentimenti e stati d’animo.
Bellissime appaiono le descrizioni di Pisa e Roma e sorprendente la scoperta della sua femminilità anche attraverso l’abito da festa di colore verde.