La poesia come raccontare il mistero con le parole del segreto. La liricità e il senso del tempo, tra un linguaggio fortemente elegante i cui simboli sono una dimensione della geografia dell’anima e del tempo metafisico, costituiscono la grammatica dell’essere della poesia.
Pierfranco Bruni con un tomo di oltre 350 pagine dedicato all’ultima produzione poetica edita da Milella di Lecce percorre un viaggio tra simboli, miti, eredità e memoria. Pierfranco Bruni è un punto di riferimento del contesto poetico tra novecento e questi nostri anni. Infatti di lui si sono occupati i maggiori critici e scrittori italiani tra i quali, per citarmi soltanto alcuni, Alberto Bevilacqua e Donato Valli. Alberto Bevilacqua diceva della sua scrittura: “Ogni parola ha un gesto di magia”. In “Quando Morgana mi raccontò”, il titolo suggestivo del tomo, Pierfranco Bruni, in oltre 352 pagine di poesie divise in sezioni omogenee, attraverso il velo del velo del mistero misurando la parola, osservando il gesto dell’attenzione e ascoltando la magia che sembra provenire da echi lontani di tempo e di destino. Un poesia potente e delicata, scavata e alchemica, toccata e toccante e misteriosa.
Una poesia che si scorre come grani di un rosario, aveva scritto molti anni fa Donato Valli, prefando un suo libro degli anni Novanta, che in questo elegantissimo testo edito dalla prestigiosa e storica casa editrice Millella, (Lecce) dalla antica eredità nata nell’università salentina, (in libreria in questi giorni), si snocciola tutta tra le dita ornate dalla preghiera del profondo. Ma Morgana è, appunto, una metafora, un mito, un ancestrale intreccio di linguaggi e di sentieri percorribili con l’attenzione arcana dei veri maestri. Pierfranco Bruni è un maestro. Questo libro lo conferma con una immensa regia tra il pensiero poetico, il cammino mitico, il dare sapiente e filosofico.
La poesia, in questo libro, appunto, è un lungo viaggio. Si incontrano metafisici cammini tra le metafore, i miti, la memoria e il ricordare in un elegante tracciato semantico, la cui visione estetica diventa tradizione e innovazione, vissuto ed esistenza. Pierfranco Bruni usa l’allegoria già a partire dal titolo. Nel verso la tensione lirica, tra un gioco di paticità e perseveranza, crea un immaginario ironico che sta alla base del corpus dell’intero progetto poetico di Bruni.
“Quando Morgana mi raccontò” è un testo completamente organico pur nelle articolate sezioni che reggono il complesso monumentale del libro stesso in una grammatica delle conoscenze stilistiche tra dimensioni oniriche e tempo abitato. Una poesia che è espressione di tradizione e ricerca nella summa linguistica e di coerenza poetica che parte da anni di intensa meditazione. Le voci sono destini e i luoghi sono geografie del cuore e terre abitate che restano come scavi in una testimonianza d’uomo. Una storia poetica nel destino di un poeta.
Gli archetipi formano una griglia in cui i simboli sono voci che giungono da distanze come il personaggio di Leucò, o come gli occhi di Maria Maddalena in un sacro rivelante incontro tra la magia e il sacro. Gli amori che hanno fatto una vita sono tra le pagine come i luoghi tra i mari e i deserti, tra i porti e l’isola. Un poeta che nasce nel Novecento delle culture mediterranee e resta nell’attesa delle luci delle aurore come ebbe a dire di lui Romano Battaglia in una versiliana serata. Una edizione splendida per un poeta unico nella contemporaneità della tradizione. La poesia raccoglie in Pierfranco Bruni le diverse esperienze del suo viaggiare letterario tra l’espressione del mito e l’esplorazione esistenziale degli archetipi. L’intreccio tra mito, sacro e memoria è appunto una fenomenologia dello spirito in un attraversamento in cui l’onirico ha la singolarità del mosaico estetico – religioso. Una poesia nel profondo che evita il raccontare di cui si parlava inizialmente per restare lì viaggio dell’artista del profondo. Quando Morgana mi raccontò raccontò il silenzio del segreto in un Pierfranco Bruni dell’ulissismo tra erranza isola e porto. Libro singolare