Un impegno nell’emigrazione che gli ha permesso di conoscere e valorizzare le comunità all’estero: una risorsa di autentici ambasciatori dell’italianità
Occorrono politiche di lungo respiro per un rapporto finalmente maturo, e non paternalistico, tra l’Italia e le comunità degli italiani nel mondo
L’essenziale ruolo della stampa italiana all’estero per promuovere, edificare una concezione dell’Italia più lata rispetto a Paese chiuso nei propri confini
Leggendo l’ultimo libro di Goffredo Palmerini, “Il Mondo che va”, edito da One Group Edizioni e dedicato a Papa Francesco, ho avuto la conferma che il giornalismo è nel suo DNA vista l’abilità del padre, Vinicio, nello scrivere, nel fare cronaca. Il fante Vinicio Palmerini ha raccontato i drammatici giorni di guerra con una dovizia di particolari degni di un grande cronista; una storia tra le più toccanti custodite in queste pagine.
Quella di Goffredo è una vita all’insegna dell’impegno… in politica, nell’associazionismo, nella cultura, nel giornalismo… all’insegna del suo Abruzzo. Quasi trent’anni trascorsi come amministratore al Comune dell’Aquila, e “quando nel 2007 non mi ricandidai – racconta – mi chiesi come potessi in altra veste servire la mia città e l’Abruzzo, soprattutto per far conoscere la straordinaria bellezza e le singolarità dell’Aquila come le meraviglie di una regione ricca d’arte, di tradizioni secolari, di magnifici borghi e di un incomparabile patrimonio naturalistico ed ambientale protetto, pari ad un terzo del territorio regionale”. Fu l’ANCI regionale, l’associazione dei comuni abruzzesi, a designarlo come membro del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo (CRAM).
Ed è proprio grazie a questo incarico, che inizia l’”avventura” di Palmerini nel mondo dell’emigrazione, non solo abruzzese, che l’ha portato a conoscere da vicino “il fenomeno migratorio italiano che in un secolo e mezzo dall’Unità d’Italia ha portato fuori i confini circa 30 milioni d’italiani, sparsi in ogni angolo del mondo, la più grande diaspora della storia dell’umanità. Dalle varie generazioni della nostra emigrazione – afferma Goffredo Palmerini – è nata un’Italia ben più numerosa di quella dentro i confini: 80 milioni di oriundi che in ogni angolo del mondo onorano al meglio la terra da dove sono emigrati loro o i propri avi. Ho incontrato, da allora, le nostre comunità all’estero conoscendone il valore, la ricchezza morale, l’amore per l’Italia ben più forte di chi ci vive, il prestigio e la stima che i nostri emigrati, dopo immani sacrifici, sono riusciti a conquistarsi nelle terre d’emigrazione con la loro laboriosità, con il loro talento e con testimonianze di vita esemplari”.
Da allora, il suo impegno per gli abruzzesi, gli italiani all’estero, è andato amplificandosi: Consigliere CRAM per otto anni, presidente dell’Osservatorio dell’Emigrazione della Regione Abruzzo, membro della storica associazione ANFE, “fondata nel 1947 da Maria Agamben Federici, Madre costituente che fece parte del gruppo dei 75 che approntò la bozza della Costituzione, poi approvata dall’Assemblea Costituente ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948″, come tiene a precisare, senza dimenticare il suo contributo alla FAIM, il Forum delle associazioni italiane nel mondo.
E in questa “nuova vita” grande spazio è stato riservato alla scrittura. Con ‘Il Mondo che va’, siamo arrivati alla dodicesima pubblicazione, sempre a cura della One Group Edizioni… un annuario che raccoglie il meglio dei tuoi articoli… quali sono i temi, gli elementi che caratterizzano questa edizione?
“I contatti con il mondo dell’emigrazione mi hanno portato a cercare di far conoscere sempre più le meraviglie dell’Italia all’estero da un lato, e dall’altro a raccontare le più belle storie d’emigrazione, le qualità della nostra gente, i personaggi più significativi che con il loro talento rendono onore all’Italia. Questa assidua comunicazione bidirezionale, fatta soprattutto attraverso la straordinaria rete della stampa italiana nel mondo e le numerose testate giornalistiche in Italia, assolve efficacemente a quel bisogno di far conoscere o stimolare l’interesse per la storia e l’attualità della nostra emigrazione, spesso trascurata proprio dalle classi dirigenti che dovrebbero avere un’adeguata attenzione verso le nostre comunità nel mondo, una risorsa di autentici ambasciatori dell’italianità, nella promozione delle nostre eccellenze, della nostra lingua e del patrimonio artistico e culturale italiano. Scrivo molto su questi temi, cercando di comunicare la più bella Italia, dentro e fuori i confini. Ogni anno o poco più, una selezione ragionata dei miei scritti diventa un annuario. ‘Il mondo che va’ è un volume che nell’ottimismo vuole celebrare ciascun italiano che nell’esercizio del proprio quotidiano dovere, in Italia o all’estero, dà il meglio di sé e fa crescere il nostro Paese e la terra delle proprie radici. Le storie hanno un filo rosso che le unisce, diversamente e intimamente, a quelle dei libri precedenti”.
In ogni libro, ci sono profili su italiani all’estero che nel mondo sono riusciti a realizzare importanti progetti, ad affermare le loro passioni o capacità… quali personaggi hai contribuito a far conoscere in ‘Il Mondo che va’?
“Di quest’ultimo libro cito due casi di aquilani all’estero: Omero Sabatini e Maurizio Cirillo. Sabatini è stato un diplomatico, vive negli Stati Uniti nei pressi della capitale federale. Ha operato per il governo americano in molti paesi del mondo occupandosi di sviluppo agricolo. Ma soprattutto ne parlo per il singolare merito d’aver fatto conoscere agli americani il grande romanzo manzoniano, facendo dei “Promessi Sposi” una mirata riduzione, tradotta in inglese in un linguaggio accessibile alla generalità degli americani visto che, fino ad allora, l’opera del Manzoni era nota solo ad una ristretta minoranza di studiosi. Maurizio Cirillo, invece, è un manager nel campo della telefonia che ha operato in Brasile, in Angola e in Italia. Ma in Brasile ha anche creato altre attività industriali, mentre a L’Aquila, la città natale che fortemente ama, porta avanti con la famiglia attività ricettive di elevata qualità che assecondano uno sviluppo turistico che vuole prediligere le eccellenze artistiche, architettoniche e ambientali del capoluogo d’Abruzzo, come le singolarità che hanno accompagnato gli otto secoli della sua storia”.
Ammetto che, come autore dei programmi Rai per gli italiani all’estero, i libri di Goffredo Palmerini sono stati una fonte preziosissima di spunti, proprio per conoscere e far conoscere profili di italiani all’estero di grande eccellenza. Come questi appena raccontati.
Goffredo Palmerini è davvero molto conosciuto e stimato, sia tra gli addetti ai lavori, sia tra le comunità all’estero. Con il suo impegno fatto di continue relazioni si può definire un piccolo costruttore di ponti che alimenta con un flusso quotidiano di notizie, messaggi, incontri e visite all’estero. Ed i suoi racconti, trovano spesso spazio sulle testate all’estero.
“La stampa italiana nel mondo – conferma – che già di per sé assolve una funzione fondamentale per le nostre comunità, ha un ruolo rilevante anche per me nel comunicare suo tramite fatti, argomenti e notizie che nutrono il desiderio di conoscenza e, in fondo, il bisogno d’una relazione costante e non episodica”. Un costante “lavoro”, che è soprattutto una grande passione e ammirazione verso le comunità all’estero, che gli ha permesso di essere largamente conosciuto come un autentico Ambasciatore d’Abruzzo nel mondo.
Lo abbiamo già accennato, ma vorrei sottolineare ancora che grazie a te, ogni giorno vengono diffusi articoli, che raccontano l’Italia in tutte le sue sfaccettature, sui giornali in lingua italiana che, con grandi sacrifici, continuano a rappresentare in ogni angolo del mondo un “pezzo” d’Italia. Eppure non c’è un’adeguata attenzione verso questo settore… qual è il futuro della stampa italiana nel mondo?
“Ho pochi elementi per immaginare quale possa essere il futuro della stampa italiana nel mondo. Posso solo testimoniare, per la mia esperienza e per la conoscenza che ho maturato verso l’emigrazione italiana, che la funzione della stampa italiana all’estero è essenziale nel promuovere, edificare una concezione dell’Italia più lata rispetto a Paese chiuso nei propri confini. Un’Italia di 140 milioni d’italiani, dentro e fuori i confini, che potrebbe recitare un ben diverso ruolo nel mondo se solo le Istituzioni italiane, dal Parlamento al Governo alle Regioni e agli Enti locali, conoscessero le nostre comunità all’estero investendo su esse in politiche di promozione e sostegno, della lingua come della stampa, perché soprattutto attraverso di loro cammina il Made in Italy e su di loro può costruirsi un fecondo progetto di turismo delle radici. Occorrono quindi politiche di lungo respiro, non occasionali ma sistemiche. Solo con un’attenzione assidua possono svilupparsi quelle straordinarie opportunità potenzialmente presenti, in un rapporto finalmente maturo e non paternalistico tra l’Italia e le comunità degli italiani nel mondo”.
Fonte: La Gente d’Italia – Uruguay