“Di vento e d’Aurora” edito Le Trame di Circe è l’ultimo libro di Rossella C. Nunziata nata a Rovito (Cosenza), scrittrice contemporanea di romanzi, ha pubblicato anche raccolte poetiche di poesie ed è docente di Italiano e Storia presso Istituti superiori.
Il romanzo “Di vento e d’Aurora” è ambientato negli anni ‘60-‘70 del Novecento nel Sud Italia tra la Calabria e la Campania in un paese che non viene mai citato con il suo nome, questo permette al lettore di generalizzare una mentalità, negli anni della contestazione giovanile, in contrasto con le spinte più innovative e progressiste del Nord. “Ma la bellezza del Paese sta proprio nella sua inaccessibilità, nel suo regale isolamento”, riporta nel romanzo l’autrice, “le nuvole si diradavano, illuminandosi di una luce biancastra; era l’alba quando la macchina lasciò l’autostrada e cominciò a salire per quella fettuccia di strade, tutte curve e buche”.
“Di vento e d’Aurora” è un romanzo tascabile, scorrevole nonostante la drammaticità del suo contenuto. La trama ruota intorno alle vicende di Aurora, una giovane donna appartenente all’aristocrazia calabrese legatissima al suo Arturo, gatto domestico che sembra comprendere le vicissitudini, soprattutto famigliari, della protagonista. Tuttavia, la vita fino a quel momento privilegiata di Aurora è sconvolta da un evento traumatico, la violenza sessuale subita dalla sorella, questo drammatico fatto la porta a un atto di ribellione, uccidere l’aggressore, “la vecchia pistola del padre era avvolta in un panno di velluto rosso, la prese. Con mani sicure aprì l’arma, vi erano tre cartucce, la richiuse e se l’infilò nella cintura”. Successivamente, come una donna malavitosa, fugge via dal suo paese e si rifugia al Nord, a Milano, costruendosi una nuova vita, cercando di dimenticare, ma la sua esistenza continua a intrecciarsi col suo passato, costringendola ad affrontarlo. “Anche vent’anni prima pioveva, quando si era deciso di mandarla via; era piovuto per due giorni di seguito, c’erano state frane dappertutto”. Nunziata con un linguaggio descrittivo, comunicativo, ricco di riferimenti anche dialettali, che rendono verosimile la storia narrata, riesce a raccontare la condizione femminile delle donne di quegli anni, degli abusi, dei soprusi, delle differenze di genere. L’uomo padrone ha la meglio sulla donna, considerata quasi come un oggetto, di proprietà, ma le ferite che essa subisce rimangono nell’anima come cicatrici indelebili. L’autrice invita il lettore a riflettere sul passato e sul presente in un continuum di progressi raggiunti da parte di tutte quelle donne che hanno lottato e che continuano a lottare per il rispetto e la tutela dei propri diritti. In un tempo attuale dove la donna è sempre più spesso vittima di violenza, non solo fisica, ma anche verbale e psicologica, lo sguardo al passato è importante per costruire una coscienza storica volta all’inclusione e alla parità.