Il coraggio di scrivere “Il cacciatore di MILF” tra sensualità, il tragico e la luce: Un viaggio salvifico

Guardo con molta difficoltà al romanzo moderno. Anzi potrei dire con diffidenza senza spiegare altro. Partendo da un senso di curiositas, ho letto un libro appena uscito. Il titolo già si rivela: "Il cacciatore di MILF", edito da Luigi Pellegrini, scritto da Rosso Banana. Un nome reale? Lo prendo per vero. È scritto benissimo. Finalmente. Uno scrittore che abbraccerei, se lo conoscessi, per la sua bravura stilistica, linguistica e tessitura narrativa. In un unico incastro. Alla ricerca della bellezza tra le maglie della sensualità, il graffiante tragico senso della morte.

Pierfranco Bruni

C’è una letteratura che richiede molta attenzione. Bisogna che si entri in ogni parola. Bisogna capirne il senso. A volte la metafora perché ciò che si legge crea un immaginario altro rispetto a ciò che resta scritto. Qual può essere la verità della scrittura?
La confessione diventa spesso un genere letterario perché va oltre ogni verità o oltre ogni logica. Leggo poca narrativa contemporanea. Per una mia scelta. Perché essendo dentro la mia contemporanea temperie guardo con molta difficoltà al romanzo moderno. Anzi potrei dire con diffidenza senza spiegare altro. guardo con molta difficoltà al romanzo moderno. Anzi potrei dire con diffidenza senza spiegare altro. Ma mi sono trovato a contatto con un libro che mi è stato consigliato da un amico fraterno.

L’ho letto però partendo da un senso di curiositas. Un libro uscito in questi giorni che corrisponde al genere della “confessione” inventata, immaginata, costruita ma ha le caratteristiche di un diario o di un romanzo vero e proprio.
Tre considerazioni.

  1. È scritto benissimo. Finalmente.
  2. C’è una storia narrata in prima persona annotata appunto come una confessione.
  3. Ha la seduzione dell’eros incondizionato e della terribile visione reale della morte. Sesso e morte. Un unico incastro. Si potrebbe anche dire: ricerca della bellezza tra le maglie della sensualità, appunto, e il graffiante tragico senso della morte.
    Il libro ha un titolo che già si rivela: “Il cacciatore di MILF”, edito da Pellegrini, scritto da Rosso Banana. Un nome reale? Non sta a me dirlo. Lo prendo per vero. Non sto qui a spiegare. Il lettore capirà il titolo. Comunque è la storia di Lorenzo. Un personaggio a volte spregiudicato a volte casinista a volte casanoviano. Il piacere è al centro di tutto. Ciò che dona piacere non è colpa e non ha colpa.
    Un incipit però rischioso. Perché campeggia la ricerca del piacere. Un piacere che nasce dalla ricerca di sensazioni forti a cominciare dal bisogno di denaro. Come se il denaro potesse offrire bellezza. Appunto. Esperienze e sbandamenti. Il travalicare le regole. Accuse, condanne, arresto e proscioglimento per non aver commesso il fatto. Fin qui un percorso soltanto di deviazioni e di vizi.
    Ma non poteva fermarsi qui. In mezzo c’è una famiglia normale, borghese, tradizionale. Lorenzo un bel giorno viene arrestato per un accusa di violenza sensuale. Accusa che cade. Ma durante il mandato di cattura il padre per lo scandalo o per il troppo amore viene colto da un infarto e muore. Il primo tassello tragico comincia da qui.
    Con la morte del padre. Lorenzo viene processato e la colpa considerata inesistente. Nel frattempo tra la madre rimasta sola e lui compare Andrea. Una ragazza donna conosciuta da Lorenzo in treno. È Andrea che regge il filo di tutta la seconda parte del romanzo. Un personaggio forte e singolare. Cosa accade. La vita è imprevedibile come ogni morte. All’uscita del carcere da dove sta uscendo Lorenzo ci sono la madre, la madre angelo, e Andrea.
    Qui avviene la seconda tragedia. La madre a un tratto viene investita e muore. Si consuma una vita nelle morti. Lorenzo avverte la vera colpa: la morte del padre e la morte della madre. Andrea è la roccia caverna che lo accoglie. Una devastazione dell’anima. Lorenzo comunque porta il tragico dentro il cuore e nel tragico il pentimento della vita che ha condotto nel corso degli anni.
    Una trama non semplice ma ben orchestrato dalla mano dello scrittore, ovvero dal pensare dello scrittore che abbraccerei, se lo conoscessi, per la sua bravura stilistica, linguistica e tessitura narrativa. Ma è un nome in codice? Quel Rosso Banana? Non lo so e non mi interessa saperlo. I romanzi bisognerebbe leggerli sempre in incognito: senza mai conoscere prima l’autore. Questo sarebbe il vero compito di chi oggi fa critica letteraria.
    È un romanzo che rileggerò perché mi ha colpito profondamente anche per le atmosfere passionali e i luoghi. Anche per questo il testo è parte integrante di una collana della Pellegrini che ha come tema “I cinque sensi” e farebbe bene l’editore a continuare la collana. Ma c’è molto di più comunque.
    Certo, l’autore si serve di maglie ben intrecciate tra vita stessa e linguaggio letterario. Un autore dunque di buone letture soprattutto quando si legge un brano esemplare come questo: “…Un mondo non mi sembrava più quello di prima. Io non ero più quello di prima. Non ero il Lorenzo che ero stato prima di Clotilde; non ero più il Lorenzo che ero stato dopo Arnaldo Giacomantonio Schettini; non ero più il figlio di mia madre e di mio padre; non ero più il cacciatore di Milf. Non ero più nemmeno quello che avrei voluto essere. Avevo come la sensazione che io stesso fossi una biglia di vetro su un asse inclinato; una biglia che scivola verso il basso con un moto inarrestabile. Più cercavo di distrarmi, di cambiare pensiero, più sentivo come se la mia calotta cranica si riempisse di bolle trasparenti che aumentavano di diametro fino ad esplodere. Era evidente che qualcosa stava cambiando. Anzi era cambiata”.
    Quel mondo è un passato che resta tale. Il tempo che verrà sarà la presenza di Andrea che costituisce la vera perla luce dopo il buio tragedia. L’amore vince sempre. Quella sensualità eros che permea gran parte del romanzo si trasforma nella verità dell’amore.
    La vera bellezza che nasce dalle cenere del tragico. Forse un viaggio salvifico.

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Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Per il Ministero della Cultura è attualmente:

• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;

• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;

• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.

Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.

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