Maria Sole Stancampiano
“Guarda le carte e parla con la gente”. Si può sintetizzare con questa frase la lezione di giornalismo di Mario Francese, il cronista di giudiziaria del Giornale di Sicilia ucciso dalla mafia il 26 gennaio 1979, sotto casa sua in via Campania a Palermo.
Francese studiava tutti i documenti che riguardavano i casi di cui si occupava e verificava tutte le fonti. Inoltre aveva l’abitudine, un vero e proprio “sistema professionale”, di parlare con tutti. Interloquiva con gli umili e con i potenti, con politici, magistrati e mafiosi. Mario Francese frequentava i marciapiedi di quella “fabbrica du pititto,” ovvero “la fabbrica della fame” che sono i quartieri abitati dal sottoproletariato di Palermo. Aveva un approccio umano con la gente. Era un professionista serio, ma anche un uomo allegro. La sera, quando usciva dal giornale aveva l’abitudine di salutare i suoi colleghi sempre con la stessa frase: “Uomini del Colorado, vi saluto e me ne vado”.
A cento anni dalla nascita, avvenuta a Siracusa il 6 febbraio 1925, la figura di Mario Francese è stata ricordata al Teatro Politeama di Palermo, durante un’edizione speciale del premio intitolato a lui e al figlio Giuseppe.
Numerose le testimonianze nel teatro gremito di pubblico. C’era il figlio Giulio, giornalista anche lui, i fratelli e la famiglia, il sindaco di Palermo Roberto La Galla, vertici militari, magistrati, moltissimi studenti e tanti giornalisti a cominciare dal presidente dell’Ordine regionale.
Tutti si sono alternati sul palco, assieme ad alcuni attori e cuntastorie come Salvo Piparo per delineare Mario Francese, uomo e giornalista che cominciò la carriera come telescriventista dell’Ansa. Poi, iniziò a scrivere per La Sicilia, quotidiano di Catania.
Nel 1958 venne assunto presso l’ufficio stampa dell’assessorato ai Lavori pubblici della Regione siciliana. Lo stesso anno si sposò con Maria Sagona, da cui ebbe quattro figli: Giulio, Fabio, Massimo e Giuseppe. Nel frattempo iniziò a collaborare con il Giornale di Sicilia, quotidiano di Palermo. Nel 1968 si licenziò dalla Regione per lavorare a tempo pieno al Giornale di Sicilia come cronista di giudiziaria. Capì prima degli altri l’avvento dei corleonesi. Si occupò della strage di Ciaculli, dell’omicidio del colonnello Giuseppe Russo e fu l’unico a intervistare Antonietta Bagarella, moglie del capomafia Totò Riina.
Dalle sue inchieste ancora oggi emerge un’analisi accurata dell’organizzazione mafiosa, delle famiglie e dei capi, specie di quella corleonese all’epoca “vincente”, quella parte di mafia legata a Luciano Liggio e Totò Riina. Capì con grande anticipo il giro di affari e di malaffare legato alla progettazione e alla costruzione della diga Garcia, un’opera “faraonica”. Com’era suo costume, Mario Francese si mise a indagare, annotare e scrivere. Fu il primo a rivelare l’ascesa dei corleonesi e a chiamare “commissione” il vertice della cupola mafiosa. Francese pagò con la vita, ad appena 54 anni, il suo coraggio e il suo fiuto di cronista.
Le motivazioni della condanna nella sentenza d’appello furono: “Il movente dell’omicidio Francese è sicuramente ricollegabile allo straordinario impegno civile con cui la vittima aveva compiuto un’approfondita ricostruzione delle più complesse e rilevanti vicende di mafia degli anni ’70”.
Durante la cerimonia del premio Francese è stata ricordata anche la figura del figlio più piccolo Giuseppe, il quale aveva 12 anni nel 1979, quando vide il corpo del padre crivellato dal piombo mafioso.
Giuseppe Francese perseguì per tutta la sua breve vita la ricerca della verità sul delitto. Si tolse la vita nella notte tra il 2 e il 3 settembre 2002, nella sua abitazione a Bagheria.
A vincere l’edizione 2025 per il giornalismo sono stati: Salvo Palazzolo, cronista di giudiziaria di La Repubblica, oggi sotto scorta per aver subito minacce mafiose, ed ex aequo due figure emergenti del giornalismo d’inchiesta come la napoletana Luciana Esposito e il siciliano Filippo Passantino. Luciana Esposito è una freelance, fondatrice e direttrice di Napolitan.it e autrice del libro di racconti “Nell’inferno della camorra di Ponticelli-Napolitan”. Filippo Passantino è giornalista per AgenSir, ed è impegnato con il progetto editoriale e sociale de Il Mediterraneo 24. Questa edizione del Premio Mario e Giuseppe Francese è stato presentato dalle giornaliste Rai-Sicilia, Lidia Tilotta e Tiziana Martorana.
Sono otto, infine, le scuole approdate alla selezione finale riguardante la sezione del Premio riservata agli elaborati degli istituti scolastici. Sono l’Itc Carlo Alberto Dalla Chiesa di Partinico, l’istituto San Francesco di Sales-Don Bosco di Catania, l’istituto tecnico Vittorio Emanuele III di Palermo, il liceo scientifico Galileo Galilei di Palermo, il liceo classico e musicale Empedocle di Agrigento, il liceo Tommaso Gargallo di Siracusa, il liceo scientifico Lorenzo Mascheroni d Bergamo, il liceo scientifico Lussana di Bergamo. Formidabile il tifo dei ragazzi in platea e sui palchi del Teatro Politeama. Ad aggiudicarsi il premio Francese 2025 per le scuole sono stati gli studenti dell’istituto tecnico Vittorio Emanuele III di Palermo. Un riconoscimento è stato assegnato anche al liceo scientifico Galileo Galilei di Palermo.
L’edizione 2025 del Premio Mario e Giuseppe Francese è stato organizzato con la collaborazione dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, del Comune di Palermo, del Giornale di Sicilia, dell’Associazione Uomini del Colorado e con il patrocinio del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.