(da www.aje.it
newsletter di giugno 2014)
La voce dell’Italia in Europa.
Quella di un paese forte e consapevole delle proprie qualità. È il concetto chiave che il premier Matteo Renzi ha lanciato nel suo intervento del 24 giugno alla Camera presentando le priorità del semestre di presidenza italiano iniziato il 1° luglio.
Le comunicazioni del presidente del Consiglio sulle linee programmatiche partono da questa convinzione,soprattutto per allontanare quello spirito remissivo che,secondo Renzi, ha accompagnato la classe politica italiana finora nel presentarsi a Bruxelles e Strasburgo. Luoghi dove l’Italia invece deve rispecchiarsi, con autostima, per sentirsi protagonista del processo europeo. Un sistema nel quale, rivendica Renzi, il Pd ha un ruolo di guida, perché ha preso la
percentuale di voti più alta di qualsiasi partito e non può accettare da nessuno lezioni di democrazia o di democraticità. Un consenso che per il premier significa anche responsabilità e ambizioni,con lo scopo di fare dell’Ue la casa della politica e non della tecnocrazia, della burocrazia o delle poltrone da occupare.
Nomine che il presidente del Consiglio indica invece come il frutto di un accordo complessivo e non dei semplici risultati delle urne del 25 maggio che vedono il Ppe prevalere sul Pse per pochi seggi. Tra i temi che Renzi porta sul tavolo delle istituzione europee e al Consiglio europeo di Ypres, il primo indicato è quello dell’immigrazione. “Se di fronte alle tragedie dobbiamo sentirci dire ‘questo problema non ci riguarda’, allora tenetevi la vostra moneta ma lasciateci i nostri valori” dice il
premier, chiedendo all’Europa di “gestire in modo unitario e condiviso” il problema, senza girarsi dall’altra parte perché altrimenti non potrebbe definirsi un’Europa di civiltà.
La parte economica del programma governativo dei mille giorni parte con una stoccata alla Germania, quando il premier ricorda che Berlino nel 2003 non rispettava il tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil,richiesta che invece l’Italia non ha mai avanzato.
Il premier quindi indica l’intenzione di presentare l’Italia al semestre con un pacchetto unitario
di riforme che si sviluppa su un periodo politico dal primosettembre 2014 al 28 maggio 2017. Un arco di tempo quasi triennale che servirà a cambiare il Paese, nel quale individuare punto per punto cosa fare per infrastrutture, fisco, diritti, agricoltura,Pubblica amministrazione, welfare. In Europa invece no alla “logica kafkiana” della procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per il mancato pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione se poi il patto di stabilità impedisce di saldare gli stessi debiti. Gli obiettivi devono essere invece la crescita e la lotta alla disoccupazione. Anche su questo l’Italia,pur non essendo uscita dalla crisi, “è uscita dalla depressione psicologica”. L’Aula della Camera ha approvato la relazione di Renzi sul semestre europeo con 296 sì, 169 no e 8 astenuti.