La Svizzera boccia il referendum anti-immigrati, nel quesito si chiedeva una limitazione dell’immigrazione per motivi ecologici.
All’ottava volta in cui gli svizzeri si ritrovano a dover decidere, votando, sul tema “immigrazione” stabiliscono di mettere a tacere coloro che vogliono limitare, in maniera rigida, l’ingresso nel Paese di stranieri.
Il 30 novembre, infatti, le urne svizzere vedono sconfitti gli estremisti ambientalisti di Ecopop, l’iniziativa popolare che non più dello 0,2 per cento di nuovi immigrati all’anno, oltre alla destinazione di parte dell’aiuto allo sviluppo al controllo delle nascite nel terzo mondo, per preservare l’ecosistema della Confederazione.
L’iniziativa è stata quindi rispedita al mittente a fronte del 73% di cittadini contrari. La motivazione dell’elettorato? Sarebbe stata dannosa per l’intera economia della Svizzera. Il commento a caldo del politologo Michael Herman: “E’ stato un Ecoflop”, queste le parole rilasciate alla versione online del quotidiano Blick.
Sul no ha pesato la posizione contraria del leader della destra elvetica, Christoph Blocher, il quale peraltro era stato il promotore di un’iniziativa dai contenuti analoghi, che denunciava l’accordo di libera circolazione con l’Ue, e che venne approvata lo scorso 9 febbraio all’insegna dello slogan “stop all’immigrazione di massa”.
Sempre il 30 novembre l’elettorato svizzero ha bocciato un’altra iniziativa, appoggiata stavolta dalla sinistra, per abolire i forfait fiscali, accordi che i Cantoni formalizzano con i ricchi contribuenti esteri che si stabiliscono in Svizzera, per pagare meno tasse. In questo caso il 61,6 per cento dei votanti ha detto no. Infine, dalle urne delle città svizzere è arrivato un terzo no che ha in pratica bocciato un’altra iniziativa, chiamata “Salvate l’oro della Svizzera”, in base alla quale la Banca Centrale Elvetica avrebbe dovuto conservare, fisicamente, tutte le riserve aurifere del Paese depositate all’estero, circa il 30% del totale.
E’ palese che la vittoria dei si, in questo caso, avrebbe potuto destabilizzare l’intero mercato economico europeo. La ragionevolezza, ancora una volta, ha vinto in un Paese che difficilmente abbandona la strada della civiltà intrapresa da lungo tempo.