Immagine: la copertina del saggio
Tra le novità editoriali che accompagnano le celebrazioni del centenario dell’inizio della prima Grande Guerra, il saggio di Roberto Sciarrone “L’Italia nella Triplice Alleanza – Politica e sistema militare” (Aracne Editrice, Roma 2014) merita una particolare sottolineatura. Sia per il ritmo narrativo accattivante, sia perché è frutto di una fervida indagine-ricerca nel corso della quale l’autore ha raccolto e reperito interessanti documentazioni alcune delle quali inedite. L’estate del 1914 segna l’inizio del più grande conflitto mai visto, una carneficina che coinvolse Nazioni di diversi continenti, cambiandone il destino. Le conseguenze furono tante e talmente gravi che soltanto ad un secolo di distanza il mondo sembra uscire da quelle profonde ferite. L’italia entrò in guerra nel 1915, il 24 maggio e scese subito in trincea per difendere il proprio territorio. La disastrosa sconfitta di Caporetto, nell’ottobre 1917, fu il momento più difficile, ma la resistenza sulla linea del Piave consentì la riscossa fino alla resa degli austriaci a Vittorio Veneto il 4 novembre. L’entusiasmo per la vittoria durò poco, tanti e tali erano stati i sacrifici imposti al Paese. Un mondo era finito, e la nuova era si presentava assai fosca.
Nella prefazione del saggio, il prof. Antonello Folco Biagini, Prorettore vicario della Sapienza mette in risalto che Sciarrone durante le ricerche per l’elaborazione della tesi di dottorato ha rintracciato – negli archivi dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito e del Centro Simulazione e Validazione dell’Esercito di Civitavecchia – del materiale compatto riguardante gli aspetti militari dell’esercito italiano tra il 1870, anno “spartiacque” della storia europea, e la stipula della Triplice Alleanza (1882), sino al suo ultimo rinnovo del 1912. La documentazione, confrontata con quella dell’Archivio storico del ministero degli Affari esteri, precisa lo scenario internazionale entro cui operò l’Italia postunitaria.
Il rinnovato interesse per le questioni militari, causato dall’esito della guerra franco-prussiana e dalla “presa di Roma”, scatenarono riflessioni, nei vertici militari italiani ed europei, e un copioso dibattito sulla stampa internazionale. Le carte degli archivi consentono di cogliere gli aspetti peculiari della prima fase di riordino delle forze armate italiane, ma anche quegli elementi di forte criticità derivanti da una situazione finanziaria difficile per i numerosi problemi di politica interna e di politica estera.
Il prefatore aggiunge che anche attraverso la consultazione di una parte della notevole letteratura sull’argomento, Sciarrone ricostruisce la situazione dei rapporti internazionali che caratterizzarono il periodo compreso tra il 1870 e lo scoppio della Grande Guerra. Il Trattato, quindi, impone sostanziali trasformazioni dell’Esercito sulla base del cosiddetto modello prussiano che tanto aveva dato buona prova di sé nelle guerre contro la Danimarca (1864), l’Austria (1866) e la Francia (1870-71). L’autore, individua così le migliori strategie dell’epoca sulle modalità di organizzazione difensiva, sulle forme di reclutamento e organizzazione dei “servizi” interni dell’apparato militare italiano. Il prof. Antonello Folco Biagini osserva infine che nel corso della ricerca, per ampliare il quadro interpretativo, l’autore ha comparato alcuni documenti dell’epoca redatti da ufficiali tedeschi e italiani relativi a studi sugli eserciti “nemici”.
Ricercatore “fervido”, Sciarrone ha già pubblicato Strategie militari franco-tedesche a confronto (1905-1913), Nuova Cultura Roma, 2013 e La Repubblica di Weimar nei documenti del Servizio Informazioni Militare, Nuova Cultura, Roma, 2013. Svolge attività di ricerca presso il dipartimento di Storia Cultura Religioni della “Sapienza” di Roma. E’ dottore di ricerca in storia dell’Europa. Collabora con la cattedra di Storia dell’Europa Orientale e con l’Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito. Si occupa di politica estera italiana dall’Unità alla prima guerra mondiale, su cui ha scritto diversi saggi. E’ inoltre membro dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano e segretario del Centro Studi Eurasiatici.