Il rischio continua a salire, i jihadisti continuano nella loro avanzata verso l’ ovest della Libia. A Tripoli l’ambasciata italiana ha chiuso i battenti, le condizioni di sicurezza non consentono lo svolgimento delle attività diplomatiche e la Farnesina in un comunicato ha invitato già qualche giorno fa il rimpatrio ‘temporaneo’ dei connazionali residenti in Libia, compresi i turisti italiani in viaggio in quelle zone.
Una parte degli italiani stanno facendo ritorno in Italia a bordo di una nave che ha lasciato le coste libiche scortata dalla Marina Militare e da un aereo dell’Aeronautica.Approderanno al porto di Siracusa dopo un sosta tecnica a La Valletta, nell’isola di Malta.
La situazione è precipitata dopo l’attacco terroristico del 27 gennaio scorso all’hotel Corinthia di Tripoli, nel quale sei stranieri ed altre persone sono rimasti uccisi, cui è seguito il consiglio della Farnesina pubblicato sul sito www.viaggiaresicuri.it rivolto agli italiani di tornare nel loro Paese e di non recarsi in Libia, per l’abbassarsi della soglia di sicurezza in territorio libico.
Con la risalita degli Jihadisti dell’ovest del paese, dopo aver istituito il califfato nero di Derna in Cirenaica, la tensione è salita di giorno in giorno, e le forze dell’ordine non riescono a garantire un efficace controllo dell’area.
Da una emittente del nord Iraq il giornaleradio dell’Is ha informato che il “ministro degli esteri Gentiloni è il ministro dell’Italia crociata, e che l’Italia si sta preparando a combattere lo stato islamico, dopo l’avanzata dei mujahidin in Libia”.
L’Italia dal canto suo si dice pronta ad arginare il Califfato nero, in una missione significativa nell’impegno e numericamente.
Nei prossimi giorni il Parlamento analizzerà la preoccupante situazione e prenderà le decisioni necessarie.