Non sarà la prima, né l’ultima immaginiamo, la risposta che il governo keniota ha dato bombardando due campi di al-Shabaab in Somalia dopo il massacro di Garissa, che ha colpito l’opinione pubblica mondiale. Il sanguinoso attacco dei terroristi somali contro l’università di Garissa ha reso ormai evidente quanto i gruppi integralisti islamici stiano osando in territori difficili da controllare, come in Africa, ma anche molto vicini all’Europa (Libia e Siria).
L’aviazione militare keniota, dicevamo, ha subito dato una risposta quindi prendendo di mira le postazioni di al-Shabaab a Gondodowe e Ismail, un’area nei pressi della regione somala di Gedo, ai confini con il Kenya. I danni e le perdite ancora non si conoscono anche per le pessime condizioni climatiche che non hanno permesso di stabilire l’entità dei danni inferti, fonti militari keniote hanno affermato: “Abbiamo bersagliato le due aree perché secondo le informazioni in nostro possesso i miliziani di al-Shabaab vengono da lì per attaccare il Kenya”.
Ad ogni modo diversi posti di blocco sono stati assaltati ed è stato identificato uno dei quattro terroristi jihadisti responsabili dell’assalto al college universitario di Garissa in cui sono morte circa 148 persone. Si tratterebbe di un ragazzo keniano di etnia somala, Abdirahim Abdullahi, di Mandera una regione situata nell’estremo nord-est del Kenya, laureato in legge all’università di Nairobi. Uno studente brillante, così lo descrivono le fonti della polizia che, a quanto pare, si sarebbe poi legato alle folli idee estremiste del gruppo di al-Shabaab.
Intanto il dramma del riconoscimento delle vittime prosegue, alcune salme sono irriconoscibili e molti genitori non hanno più ricevuto notizie dei loro figli, le polemiche impazzano e la polizia keniota è sotto accusa. Oggi è prevista una manifestazione nazionale contro il massacro di Garissa a chiusura dei tre giorni di lutto proclamati dal governo.