Dall’Osservatore Romano al N.Y.Times campeggia la foto della stretta di mano tra il presidente Barack Obama e quello cubano Raoul Castro sul canale di Panama in occasione del vertice delle Americhe. Ci sono parse eccessive certe critiche al primo presidente nero degli Stati Uniti che forse risentono di antichi pregiudizi anti-Usa che riguardano comunque altri fasi storiche. Per la mia generazione restano indimenticabili le manifestazioni anti yankee contro la guerra del Vietnam, le forme di perdurante colonialismo degli Usa specie verso l’America Latina, la piaga ritornante della violenza razzista contro i neri, nonostante la straordinaria testimonianza di Martin Luther King e l’avvio di una nuova era in Sud Africa grazie alla lungimirante e coraggiosa visione di Nelson Mandela. Basta questa rapida cavalcata per cogliere il senso del profondo cambiamento avvenuto in questi anni, a maggior ragione se non si tralascia la portata del crollo del muro di Berlino e il rapido sfaldarsi di tutto il campo socialista. Fenomeni che hanno accompagnato la crescita impetuosa della Cina e di tutta l’area del Pacifico mentre emergevano sempre più prepotentemente le guerre e le tensioni permanenti del Medio Oriente , con forme di terrorismo più crudeli del passato, con ferocia e disumanità senza limiti accompagnate dalla dichiarazione di guerra a tutto campo del califfato. Un quadro nell’insieme molto aspro e difficile dove talvolta Obama è apparso incerto e confuso, senza però rinunciare mai a riproporre responsabilità e ruolo dell’America e la continua ricerca di alleanze e collaborazioni. Questa linea forte anche del pieno e leale sostegno del segretario di Stato John Kerry ha trovato finalmente espressione nell’accordo con l’Iran non ancora compiutamente concluso e per il quale non mancheranno difficoltà e problemi anche per le forti resistenze repubblicane e le strumentalizzazioni che sempre più si esprimeranno in vista delle elezioni presidenziali. Il vento rinnovatore della presidenza Obama continuerà ad essere apprezzato anche perchè la ripresa dell’economia e dell’occupazione offre all’America nuove possibilità dopo la grande crisi del 2008. Insomma ci pare che una presidenza in scadenza, con un mandato ovviamente non rinnovabile offra tuttavia una speranza che dovrebbe forse essere meglio utilizzata anche sulle sponde dell’Atlantico e del Mediterraneo.
Al contrario ci pare un pò appassita la presidenza di Matteo Renzi e un pò velleitarie, alla verifica dei fatti e la traduzione concreta delle continue dichiarazioni e delle tante promesse. Anche il modo, i ritardi e il rinvio nella presentazione del Dpf non è un segnale incoraggiante tanto più se accompagnato alla “inaspettata” scoperta del tesoretto di un miliardo e seicento milioni di euro forse incerti nella loro stessa consistenza e che in ogni caso non si sa ancora a cosa destinare.
Oltre a Forza italia in stato confusionale, a Salvini che maramaldeggia da nord a sud con un linguaggio deplorevole ed inacettabile, con i soli 5 Stelle che chiusi nel loro bunker esprimono però esigenze e proteste di grande impatto sull’opinione pubblica, mentre con qualche leggerezza si da per scontato l’approvazione dell’Europa alle manovre governative.
Non ci pare insomma che il quadro sia rassicurante e che soprattutto le riforme istituzionali ed elettorali di per sè discutibili siano proprio dietro l’angolo. Eventuali forzature del resto, a cominciare dall’imposizione della fiducia, finirebbero per aggiungere difficoltà a difficoltà.
(11.4.2015 www.aje.it )