Immagine: Ban, Federica Mogherini e Renzi sulla nave “San Giusto”
“Prima l’Italia era sola a fronteggiare l’emergenza migranti, ora l’intera comunità internazionale é consapevole che si tratta di un problema globale e non di una questione che riguarda un paese”. E’ quanto ha affermato Matteo Renzi al termine della visita, fatta lunedì 27 aprile, insieme con il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon e dell’Alto rappresentante Ue per gli affari esteri, Federica Mogherini, a bordo della nave “San Giusto” della Marina, impegnata nelle operazioni di recupero e salvataggio in mare dei migranti. “Fermare i trafficanti di esseri umani per evitare una catastrofe umanitaria è una assoluta priorità su cui contiamo di avere il sostegno delle Nazioni Unite”, spiega il presidente del Consiglio.
“Dopo Lampedusa – ricorda Renzi – l’Italia ha dato prova di generosità. Ma dobbiamo farci sentire a livello internazionale, sia in Europa che alle Nazioni Unite. Questa è la nostra strategia. Nel passato eravamo soli. Adesso vediamo che qualcosa finalmente si muove. La presenza di Ban Ki-Moon e Mogherini oggi è un segno importante”, sottolinea Renzi riferendosi alla drammaticità della situazione nel Mediterraneo. Una valutazione che trova concorde il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Vogliamo che l’Europa democratica, protagonista settant’anni or sono nella lotta contro i responsabili dei peggiori crimini contro l’umanità, sappia rendersi consapevole, oggi, della propria responsabilità storica e sia artefice di una iniziativa politica nuova verso i paesi dell’Africa e del Medio Oriente”, ha ribadito il Capo dello Stato.
Non a caso, Ban ha scelto l’Italia per dar voce alle sue preoccupazioni, perché l’Italia è il Paese in primissima fila in questa emergenza umanitaria, e l’Italia, è convinto Ban, continua a non ricevere il sostegno adeguato da parte degli altri Paesi Ue nell’attività di salvataggio dei migranti in balia dei trafficanti di esseri umani. Da Roma, il segretario generale delle Nazioni Unite intende lanciare un ennesimo appello rivolto a quei Paesi del Vecchio Continente che frenano sull’accoglienza, e vuole ricordare che altri Paesi, molto meno dotati di risorse dei recalcitranti Stati europei, si fanno carico, ed è il caso del Libano, di oltre un milione di profughi siriani.
Da aggiungere lo straordinario impegno sul campo dell’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr). Al riguardo vale ricordare un concetto assai caro a Ban: “Non esistono soluzioni militari per porre un freno alla tragedia umanitaria nel Mediterraneo” e per affrontare in termini corretti il caos libico. I più stretti collaboratori del leader del Palazzo di Vetro, non nascondono che il timore maggiore che Ban ha, anche alla luce degli esiti non soddisfacenti del Summit di Lussemburgo è che i Paesi Ue abbiano lesinato le risorse di supporto alla missione Triton e hanno frenato sull’accoglienza, perché l’impegno maggiore, ancora da definire nei dettagli ma non nell’impostazione, riguarda l’aspetto militare della lotta al traffico di esseri umani.
Ban non vuole entrare nel merito del dibattito sugli strumenti militari da utilizzare nella ventilata “guerra agli scafisti” – droni, motovedette armate di esplosivo, forze di terra, blocco navale – ma intende ribadire la sua profonda convinzione che solo la politica può avere una chance per portare stabilità nel martoriato Paese nordafricano. In una intervista a al quotidiano “La Stampa”, Ban si dice convinto che non ci siano alternative al dialogo e aggiunge che il suo Rappresentante speciale, Bernardino Leon, e la sua squadra continuano a lavorare in maniera instancabile con le parti libiche coinvolte, per aiutarle ad arrivare insieme ad uno spirito di compromesso. “Una soluzione politica all’attuale crisi va trovata rapidamente, per ripristinare pace e stabilità”.