Le drammatiche notizie che ci giungono dalla Libia, le fiumane di migranti disperati bloccati alle frontiere dell’Europa sotto la pioggia e il gelo, ci dicono che viviamo in un mondo pieno di violenza e disumanità e di una grave incapacità a trovare soluzioni. Su un piano certo diverso tanto le primarie Usa che l’operazione di fusione tra La Stampa e La Repubblica con l’aggiunta del Secolo XIX si muovono in un contesto di grandi sfide e di ricerca di risposte ad un mondo globalizzato. Per la prima volta nel partito conservatore americano galoppa verso la nomination un magnate miliardario. Oltre ai tanti dollari, propugna una politica reazionaria e razzista che prevede l’espulsione di tutti gli islamici e un alto muro lungo l’intero confine tra Usa e Messico. Coerenti con queste caratterizzazioni sono i programmi di economia con lo smantellamento di quel tanto di Stato sociale specie in campo sanitario che Obama ha promosso. Superfluo il riferimento all’illimitato commercio delle armi causa, almeno settimanalmente, di stragi e ferimenti nei diversi Stati americani. Si sbaglierebbe tuttavia a considerare Trump un fenomeno da baraccone. Le sue stesse gaffe (sulle donne, sui giornalisti, sugli avversari, finanche su papa Francesco) non indeboliscono il successo ma anzi hanno rafforzato Trump. Più di altre volte emerge una America profonda, demagogica, risentita, populista e antipolitica che vuole affermare un suo protagonismo e una forte contrarietà a tutta la politica ritenuta”sporca”totalmente asservita ai poteri forti e a Wall Street. In campo democratico Ilary Clinton naviga col vento in poppa mentre l’unico vero competitore non brilla più con la grande luce degli inizi. Sanders può determinare tutt’al più una qualche accentuazione di sinistra nelle posizioni di Ilary; la quale si propone come continuatrice di Obama con l’ovvia novità -non secondaria- di poter rappresentare la prima presidente donna a stelle e strisce. Radicalmente diverse le primarie italiane prive di una disciplina giuridica, limitate al solo Pd. A Roma c’è stato lo sconquasso provocato da Salvini per far fuori Bertolaso, mentre i grillini da sempre telematici hanno risolto tutto con un clic. Singolare la situazione di Milano dove Pd e Berlusconi hanno designato i due massimi collaboratori della sindachessa Moratti; la quale è stata a suo tempo la principale protagonista della aggiudicazione a Milano dell’Expo 2015 che rimane però grande fiore all’occhiello del presidente-segretario che ha voluto in ogni modo Sala candidato sindaco.
La notizia più importante in queste ore è la nascita del più grande polo dell’informazione composto dal gruppo Espresso, La Repubblica e da La Stampa, con l’aggiunta del Secolo XIX. Gran merito de Il Foglio le anticipazioni e le indiscrezioni fatte circolare per tempo, quasi ad avvertire e preparare il grande evento. Si tratta di un sogno antico, coltivato segretamente dallo stesso avvocato Agnelli, dal conte Caracciolo e in fondo pure da Eugenio Scalfari che aveva venduto a Carlo De Benedetti la proprietà dei suoi “gioielli”. Ora un impegnativo matrimonio si è contratto e segnerà una nuova pagina nel mondo dell’editoria non solo italiana. Sarà interessante seguire sviluppi e prospettive anche per i riflessi che l’operazione avrà sul versante del Corriere della Sera in piena trasformazione di assetto proprietario e di equilibri redazionali. L’Italia, l’Europa e il mondo, specie in presenza di una crisi profonda come l’attuale, hanno bisogno di una informazione adeguata, di una narrazione come ormai si usa dire attenta il più possibile a contribuire a fornire il senso e il significato di quanto accade per favorire ed alimentare la speranza di sviluppo di una opinione pubblica su scala planetaria consapevole della posta in gioco per il futuro stesso dell’umanità.
(3 marzo 2016)
da www.aje.it