Immagini: Eva Fischer con la Brigata Palestinese – Eva Fischer e Massimo Rendina.
Il 25 aprile di ogni anno dovrebbe sancire un evento gaio quale la liberazione dell’Italia dall’oppressione nazifascista. Negare e non trasmettere il valore della libertà riconquistata dai Partigiani e dalle truppe alleate, sono l’anteprima della ripetizione.
Non sarà così a Roma, dove il corteo dell’Associazione Nazionale dei Partigiani ha invitato alcuni gruppi filo palestinesi figli di quel Gran Muftì di Gerusalemme sorridente con Hitler. Una scelta politica senza significato storico ed in antitesi con i valori succitati. Quella libertà riagguantata risalendo lo Stivale dopo lo sbarco in Sicilia, grazie anche al coraggio degli italiani che si ribellarono alla dittatura, citiamo non a caso Franco Cesana, il più giovane partigiano ucciso a solo 14 anni. Un ragazzo ebreo che lottò per il proprio paese, l’Italia.
Fra le truppe inglesi si distinse la Brigata Palestinese composta da soli soldati ebrei e per questo di seguito chiamata “Brigata Ebraica”, ma non da tutti evidentemente afferrato. Esattamente come la creazione della Orchestra Palestinese – formata interamente da musicisti ebrei costretti a lasciare l’Europa – creata da Toscanini per raccontare al mondo intero cosa stava accadendo per opera del nazismo.
Non scrivo questo articolo soltanto come antifascista, come giornalista, come ebreo. Lo scrivo come figlio e responsabile dell’Archivio di Eva Fischer, socio onorario dell’ANPI, che dopo essere stata rinchiusa in un campo italiano al centro dell’Adriatico, riuscì a giungere a Bologna dove divenne attivista di Giustizia e Libertà. A mia madre il nazifascismo uccise 34 parenti fra i quali il padre.
Sono cresciuto assieme ad importanti figure dell’antifascismo italiano, primo fra tutti Aldo Garosci, che iniziò la sua guerra lottando contro il franchismo nel 1936. Negli anni “recenti” dalla reciproca ammirazione ed amicizia con Massimo Rendina nacque l’idea di donare nel 2006 un significativo quadro di Eva alla “Casa della Memoria” di Roma, dal titolo “Un bambino perduto tu fosti e un nome …”.
Nel 2009 ho avuto il grande piacere di allestire due mostre di Eva ad Alfonsine, dove mi hanno parlato della battaglia del Senio e del valore della Brigata Palestinese. Anche lì l’ANPI diede a Eva una tessera onorifica.
Lasciatemi adesso rammaricare per le politiche pacifinte di alcuni, che forse conoscono poco ma certamente non intendono guardare il mondo per quello che è stato e per quello che rischia di ridiventare. Queste mosse azzardate offendono gli italiani di oggi e del periodo bellico, coloro che hanno lottato per la nostra libertà, nonché i veri cittadini presenti a Roma da molto prima del cristianesimo.
Sarebbe stato più opportuno invitare Pippo e Topolino, visto che il 25 aprile dovrebbe significare la gioia suprema per la libertà riconquistata, da trasmettere ai figli come i nostri genitori lo hanno fatto, loro, combattendo.