Il 2 giugno del 1946, nell’ambito del referendum istituzionale indetto per determinare la forma di governo da dare all’Italia dopo la seconda guerra mondiale, i risultati decretarono la vittoria della Repubblica: 12 717 923 cittadini favorevoli contro i 10 719 284 per la monarchia.
Analizzando i dati regione per regione si nota come l’Italia -ancora una
volta – si fosse divisa in due: il nord, dove la repubblica aveva vinto
con il 66,2%, e il sud, dove la monarchia aveva vinto con il 63,8%. Da
lì in poi il momento, forse, più alto fu la promulgazione della
Costituzione da parte di Enrico De Nicola ne dicembre del 1947.
Settant’anni dopo credo che molti articoli siano stati stuprati da
generazioni di governanti corrotti (come l’articolo 3) che pian piano
hanno contributo con le loro politiche del malaffare a spopolare un
Paese di giovani brillanti regalandoli gratuitamente all’estero, ma
formati interamente nelle università italiane. Questo, tra i tanti, è
forse il dato peggiore, poiché un paese che non si rinnova nelle persone
nel tempo è un paese destinato a invecchiarsi e rimanere fuori dal
“tempo storico” che vive.
Articolo 3 – Costituzione della Repubblica
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla
legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione,
di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei
cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e
l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione
politica, economica e sociale del Paese”.
W la Repubblica.