Dalle 10 alle 19 di oggi saranno aperte le “urne” per i militanti del Movimento 5 Stelle, chiamati ad esprimere la propria opinione riguardo il Caso Diciotti e quindi l’autorizzazione a procedere o meno al Tribunale del Ministri di Palermo nei confronti di Matteo Salvini.
Il quesito così recita: “Il ritardo dello sbarco della nave Diciotti, per redistribuire i migranti nei vari paesi europei, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato – Sì, quindi si nega l’autorizzazione a procedere. – No, quindi si concede l’autorizzazione a procedere.”
Tanti sono stati i dubbi espressi circa la tecnica di formulazione del suddetto. Tra questi la senatrice Nunes, tra i grillini contrari a “salvare” Salvini, ha definito la formula “non chiara”. Ha poi proseguito precisando che “bisogna fare uno sforzo per non votare diversamente dalle proprie intenzioni”. Inoltre ha voluto porre l’accento su una questione fondamentale: “il quesito deve essere veritiero, cioè deve contenere anche la valutazione di un interesse pubblico preminente”.
Questo è infatti il terreno su cui si stanno scontrando magistrati e politici. L’interesse pubblico preminente. Concetto che può sembrare astruso e a tratti fuorviante, considerando in special modo le dichiarazioni recenti dei vari personaggi politici della scena nostrana.
Facciamo chiarezza. In particolare perché mancano solo 2 giorni al voto del 20 febbraio.
Innanzitutto l’interesse che ha mosso la volontà di Salvini di bloccare la nave e segregarne i natanti al suo interno senza farli sbarcare, deve essere riconducibile a una qualche pubblica utilità, o meglio giustificarsi come necessario, fondamentale e quindi non altrimenti fattibile per la tutela degli interessi dello Stato italiano. Quindi non un interesse partitico, né meramente nazionalista.
Dopodiché tale interesse pubblico deve essere preminente. Quindi deve superare per importanza e necessità ogni altro interesse in gioco. Tra questi vi sono ovviamente i diritti umani fondamentali dei passeggeri, gli obblighi internazionali e la tutela dei valori Costituzionali.
Quindi riassumendo e riprendendo un concetto caro al Ministro dell’Interno, gli elettori e coloro che sono chiamati a votare, i cittadini italiani, dovrebbero avere le idee chiare. Non c’è dubbio.
Peccato che qui si giunga inevitabilmente nel paradosso e nelle ipocrisie. Dati alla mano infatti la decisione di procedere dei magistrati dovrebbe essere permessa, chiunque sia il mandante e decisore di un atto del genere. Ciò è dimostrato da quel che è successo al Premier Conte e ai ministri grillini (Di Maio e Toninelli). A seguito del deposito delle proprie memorie difensive a favore di Salvini, in cui in soldoni riconoscono una decisione di Governo, sono stati iscritti anch’essi nel registro degli indagati. A sottolineare, se ce ne fosse ancora bisogno, che la decisione dei magistrati non si riduce come vorrebbero far credere i distrattori a una scelta politicamente “colorata”.
Quindi non politica, ma stato del diritto.
Dal canto suo, Matteo Salvini si dichiara tranquillo durante la trasmissione di La7 “Non è l’Arena” di domenica sera, continuando a rimarcare il fatto che tutti erano a conoscenza sin dalle elezioni di quello che avrebbe fatto (anche se non ha mai dichiarato in campagna elettorale che avrebbe sequestrato persone) e tentando di smuovere i cuori dei più sensibili facendo un paragone, a dire il vero un po’ ambiguo, tra i c.d. bambini africani e i c.d. bambini italiani, in cui l’integrazione vera, a suo dire, sarebbe che ognuno deve starsene a casa sua. Infine ha terminato il tutto con le classiche invettive contro mafiosi e scafisti, che poi sono anche trafficanti di droga, di armi, di sesso e, perché no, di rock ‘n roll.
Però questa dichiarazione apre spunti di riflessione interessanti e
forse sorprendenti. A quanto pare non abbiamo mai avuto la mafia e
quindi tutti i traffici illeciti ad essa connessi in casa nostra, nel
Meridione. Un tempo si credeva che fossimo noi gli esportatori di quello
che suonava come il made in Italy per eccellenza. Da oggi invece si sa
che la vera criminalità mafiosa viene non più dal vecchio Meridione
nostrano, ma dal profondo Sud, l’Africa. Un cambio di prospettiva che
ricorda un altro recentissimo cambio di “nemico” dal terrone vagamente
scuro di carnagione, ma che può comunque portare molti voti, al “nero
fondente Novi”, già odiato dalle vecchie generazioni degli anni 40 (e
non solo) che torna fin troppo facilmente di moda, meglio dei pantaloni a
zampa di elefante. Ed ecco quindi, lor signor, la nuova Lega Nord.