Sono passati 12 giorni da quando la nave Sea Watch 3 si aggira al limite delle acque territoriali italiane, nei pressi di Lampedusa. Il natante, battente bandiera olandese, con a bordo 42 migranti continua a percorrere un tracciato ripetitivo e contorto, in una fase di stallo terribile, nel Mar Mediterraneo. La tattica è quella del prendere tempo, in attesa che le istituzioni dei paesi europei prendano una decisione rispetto a queste “42 persone che l’Europa, continente di 500 milioni di abitanti, non vuole”, tuona il profilo twitter della ONG. Il tragitto visto dall’alto sembra uno scarabocchio di un bambino che gioca sul giornale del papà all’ombra dell’ombrellone al mare. E forse quello che sfugge un po a tutti è proprio questo concetto. Ci si lamenta del caldo asfissiante che sta soffrendo la popolazione italiana da nord a sud in questi ultimi giorni (a proposito, sono previsti picchi di 40 gradi nelle giornate di giovedì e venerdì), ma quando si guarda a questi eventi che avvengono nel lontano Mar Mediterraneo diventa difficile immedesimarsi e comprendere quanto possa soffrire un altro essere umano a pochi chilometri di distanza in mezzo a un mare arido e rovente.
Sofismi a parte, si sta tentando in tutti i modi di addivenire a una soluzione che compromesso o meno deve essere trovata, e con urgenza. Alcuni migranti a bordo della nave, tramite i legali della ONG tedesca, hanno chiesto alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) di intervenire con misure provvisorie e urgenti che possano evitare il peggio facendo sbarcare immediatamente i migranti al porto sicuro più vicino, Lampedusa. Le misure, richieste in funzione dell’art.3 della Convenzione EDU, ovvero riguardo ai trattamenti inumani e degradanti che stanno patendo i migranti in questa impasse, mirerebbero “ridurre la sofferenza a cui le persone a bordo sono costrette nell’interesse di tutela della loro dignità”, sottolinea la portavoce della ONG, Giorgia Linardi. Tali misure dovrebbero essere dunque prese dall’Italia, qualora la CEDU dovesse ritenere necessario un suo intervento ed emettere tali provvedimenti urgenti. Questo pomeriggio a tal proposito sono state poste delle domande alla Sea Watch e al governo italiano da parte della Corte, in modo da poter giungere in tempi brevi a una decisione. Il Ministro dell’Interno italiano ha finora chiarito la sua idea sulla questione, non ritenendosi in alcun modo responsabile della sofferenza di queste persone, bensì ritenendo artefici del loro destino la ONG e il comandante della nave. Inoltre, in riferimento al monito dell’UE di trovare al più presto una soluzione concorde tra tutti i paesi europei, ha replicato: “L’Unione europea vuole risolvere il problema SeaWatch? Facile. Nave olandese, Ong tedesca: metà immigrati ad Amsterdam, l’altra metà a Berlino. E sequestro della nave pirata. Punto”.
Vi sono però alcune voci fuori dal coro. La Diaconia Valdese, l’ente ecclesiastico che gestisce le strutture di accoglienza della Chiesa valdese, in una missiva al presidente Mattarella. “Ci appelliamo a Lei affinché non venga assunto dall’Italia alcun provvedimento che sia in contrasto con il rispetto dei diritti umani, il buon senso e l’eredità politica, giuridica e umana che ci è stata consegnata dai Padri costituenti, che vede il sacro e inderogabile principio della solidarietà richiamato nell’art. 2 della nostra Costituzione”.
L’Arcivescovo di Torino Monsignor Cesare Nosiglia, dal canto suo, si dice pronto ad accogliere ed ospitare le persone a bordo della nave. “Noi guardiamo alle persone. Queste persone in questo momento hanno bisogno, quindi siamo pronti ad accoglierli senza oneri per lo Stato, quando ci sarà data ovvio la possibilità e cercando di dare loro tutto il possibile sia come accoglienza sia come inclusione sociale”, dichiara in un intervento a TV2000, a margine della celebrazione di San Giovanni, patrono della città.
Da ultimo, se le illazioni contro l’inefficienza dell’UE nella questione migranti tiene banco in Italia da mesi e mesi, il Partito Democratico ha voluto dire la sua a riguardo: “Assistiamo a un’ennesima danza macabra sulla pelle di povere persone che vivono le contraddizioni della nostra Europa e della nostra. Vanno subito fatti sbarcare e denuncio: in sei riunioni su sette dei ministri degli Interni in Europa noi non c’eravamo”, sottolinea Nicola Zingaretti, segretario del PD. Una frase che entra in contraddizione palese con le dichiarazioni del Ministro dell’Interno che vede “l’Unione europea assente e lontana come sempre”. Chi di loro abbia ragione resterà probabilmente un mistero, ma al momento in gioco c’è molto più che la faccia e la reputazione di un partito. Si rimane in attesa di una decisione da parte della CEDU.