Abbiamo vissuto un 25 aprile diverso, come lo sono da un paio di mesi molti altri appuntamenti istituzionali.
Sarà per il voler ostinatamente
cercare qualcosa di positivo in tutte le cose, ma una parte di me è
stata ben felice di trascorrere questo “Giorno della Liberazione” in
maniera insolita. Anzitutto perché nonostante la situazione attuale sia
una guerra contro un nemico invisibile, la viviamo quasi tutti nelle
abitazioni, cercando di approfittare delle proprie comodità.
La seconda positività è stata il
non veder sfilare accanto ai pochi partigiani rimasti, e alle autorità
spesso cieche o addirittura accondiscendenti, altre figure del tutto
estranee ai valori della riconquista della libertà dall’oppressione
nazifascista. La farsa politica non è riuscita ad entrare nella storia
recente – il 25 aprile 1945 non è così distante – e tentare di
modificare quel che è stato.
Non si sono viste bandiere di uno
Stato inesistente, non vi sono stati insulti ai gloriosi rappresentanti
la Brigata Ebraica, che liberarono gli italiani senza distinzione di
credo, colore, sesso od altra possibile segmentazione. Un unico
rammarico: si sarebbe potuto approfittare di questo 25 Aprile
internettiano e televisivo per far capire che la Brigata si chiamava
Palestinese. Ovviamente spiegandone i motivi sia dal punto di vista
culturale che storico. Forse a qualcuno questa idea non è andata a
genio…
La riconquista della libertà
dovrebbe rimanere un giorno legato alla felicità e non volerla adombrare
con pretesti estranei, quasi surreali e figli del bieco antisemitismo.