Il Malawi è tornato, martedì 23 giugno, alle urne per scegliere il proprio presidente dopo che la Corte costituzionale ha annullato per frode il voto del maggio 2019, che portò alla rielezione di Peter Mutharika, in queste ore sono iniziati gli spogli ed in questi giorni si eleggerà il nuovo presidente. Un anno fa la Commissione elettorale aveva proclamato la vittoria del capo di Stato uscente, attribuendogli il 38,57% dei voti, appena 160 mila in più rispetto all’avversario Lazarus Chakwera, fermo al 35,41 %. Quest’ultimo non aveva mai accettato i risultati, parlando di brogli. Più staccato il terzo candidato, Peter Kuwani.
Mutharika, 79 anni, è al potere dal 2014. Già suo fratello aveva guidato il Paese dal 2004, con accuse di derive autoritarie da parte di oppositori e comunità internazionale che, anche per Peter Mutharika, denunciano un mandato contrassegnato da corruzione, mancanza di cibo e continui blackout elettrici per la popolazione.
Negli ultimi mesi, il Malawi ha vissuto una stagione contrassegnata da manifestazioni dell’opposizione, spesso caratterizzate da episodi di violenza tra dimostranti e polizia, durante le udienze per l’annullamento delle presidenziali. In questo clima, cresce la preoccupazione per l’emergenza coronavirus, che al momento ufficialmente fa registrare 600 casi e una decina di vittime, in un Paese in cui l’Hiv ha già causato quasi un milione di orfani.
Il Malawi ha conquistato l’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1964 e, dopo un iniziale periodo di stabilità economica e sociale, alimentato in parte dalle vendite di tè e tabacco, ha visto il debito del governo salire e la povertà aumentare. Attualmente, degli oltre 18 milioni di abitanti del Paese, circa i tre quarti vive sotto la soglia di povertà, vale a dire con meno di 1,25 dollari americani al giorno. La ricchezza, frutto principalmente all’attività agricola, è concentrata nelle mani delle élite dominanti.
Liliana Mosca, già docente di Storia e Istituzioni dell’Africa contemporanea all’Università Federico II di Napoli e ora rappresentante mondiale alla Fao del gruppo di ong Ahgingos, sottolinea in un suo intervento come il Malawi si sia distinto per essere uno dei pochi Paesi del continente in cui la magistratura ha abrogato uno scrutinio elettorale.
Sino ad oggi solo in Kenya nel 2017 furono annullate le presidenziali, questo è il secondo caso nella storia africana. La differenza di voti nel caso del Malawi era veramente minima, 160 mila, tra Peter Mutharika e Lazarus Chakwera. in un Paese che non ha mai avuto grandi sconvolgimenti o avvenimenti delittuosi, dopo queste elezioni, invece, sono scoppiate manifestazioni con episodi di violenza altissima, paragonabili alle rivolte avvenute quando il primo presidente del Paese, Hastings Kamuzu Banda, voleva mantenere il potere. Nel caso Mutharika, che fa parte di una famiglia di presidenti: infatti anche il fratello è stato presidente; l’alta Corte ha esaminato il voto, appurando brogli. Da quello che emerge, l’opposizione dovrebbe vincere a mani basse: lo scarto è parecchio pesante, più del 20% a favore del Partito del Congresso del Malawi.
Mutharika è al potere dal 2014 , e come scrivevamo prima, prima di lui c’era stato il fratello, questi sono anni in cui il paese si è ancor più impoverito, c’è da dire che il paese non ha moltissime risorse e che la maggior parte i suoi abitanti sono agricoltori, inoltre per anni la rete ferroviaria costruita dai cinesi non ha funzionato, rendendo difficoltoso lo scambio di merci, sono anni in cui molti giornalisti spariscono o vengono arrestati. Possiamo dire che è un paese che ha vissuto la povertà. I dati riferiti al Covid 19 sono ancora bassi ufficialmente, almeno da quello che si sa. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che non ci sono mezzi di collegamento e quindi l’espansione del virus nel continente africano, da quanto si legge, sta avvenendo soltanto nei grandi centri. Inoltre, la mancanza dei test, o il numero esiguo di test effettuati rende il dato del contagio ancora più incerto… ma questa è un’altra storia