SIRIA, 15 luglio 2021 – Il caldo torrido di queste settimane sta facendo soffrire molte regioni del bacino mediterraneo ma a farne le spese in maniera drammatica sono gli oltre due milioni di sfollati siriani che, secondo l’Onu, sono ammassati in questo momento nei campi profughi del nord-ovest, nella regione di Idlib, città della Siria nord-occidentale, situata vicino al confine con la Turchia, vicino all’antica e grande città archeologica di Ebla e fuori dal controllo governativo. In milioni stanno affrontando una nuova estate di caldo torrido.
Le organizzazioni umanitarie locali e internazionali riferiscono che questa è la decima estate che gli sfollati, provenienti dalle varie regioni in guerra della Siria, trascorrono in condizioni igieniche e strutturali molto precarie, rese ancora più insopportabili, per l’impennata delle temperature estive.
La preoccupazione è che senza acqua potabile e servizi igienici sufficienti, le malattie, soprattutto per i bambini, possano crescere terribilmente.
Le testimonianze sono terribili come quella di Mahmud Ahmad, sfollato nel campo di Tell Amin, che racconta di essere costretto a fare il bagno, con acqua non corrente, ai suoi figli ogni quarto d’ora per aiutarli a resistere al caldo.
“Le temperature percepite a Idlib e dintorni hanno superato nei giorni scorsi i 40 gradi. Il campo è privo di elettricità e di acqua sufficienti per le oltre 400 famiglie che vi sopravvivono all’interno”, raccontano.
Alcune settimane fa una organizzazione umanitaria locale ha potuto consegnare e montare una decina di tende per dei nuclei familiari rimasti a lungo all’addiaccio.
Il campo è noto per essere esposto nei mesi invernali alle rigide temperature, a inondazioni e a smottamenti del terreno seguiti a forti precipitazioni.
Un altro sfollato, Ibrahim Issa, racconta al sito Internet della tv irachena Rudaw, di soffrire particolarmente il caldo a causa di una serie di ustioni presenti sul suo corpo e dovute a un incidente del passato.
Secondo l’Onu, dei circa 20 milioni di siriani che costituivano la popolazione nel 2011, anno dello scoppio delle violenze armate, circa 13 milioni hanno dovuto abbandonare le loro case come sfollati interni o profughi all’estero.
(fonte ANSAMed)