Vent’anni sono passati ormai da quel terribile 11 settembre del 2001 dove a morire furono migliaia di innocenti. Molteplici attacchi terroristici, uno alle Torri Gemelle di New York, un altro contro la sede del pentagono e in Pennsylvania, hanno cambiato la vita dell’Occidente.
Sono le 8 e mezza di mattina circa negli Stati Uniti, una giornata apparentemente normale per tutti i cittadini americani, ignari del fatto che di li a poco tre attacchi terroristici simultanei sconvolgeranno i loro animi mietendo migliaia di vittime. Due aerei di linea si abbattono sulle torri del World Trade Center, a Manhattan, contemporaneamente un altro volo di linea si schianta contro la sede del Pentagono a Washington, mentre un terzo precipita in un campo a Shanksville in Pennsylvania. A morire sono quasi 3000 civili.
New York quella mattina è avvolta in una nube di fumo, uno sfrecciare di auto e sirene sono gli unici rumori e suoni che per giorni si sentiranno nella metropoli.
Il mondo intero osserva incredulo ciò che sta accadendo. È ora di pranzo in Italia, un momento di relax per le persone, che però in quel momento seguono ininterrottamente la vicenda e si stringono virtualmente al dolore di quei poveri innocenti.
Oggi, dopo vent’anni, viene spontaneo ricordare o chiedersi cosa in quel momento ognuno di noi stesse facendo, ricordo mia madre mentre cullava mia sorella di pochi mesi nel tentativo di farla stare buona e dunque capire cosa stesse accadendo dall’altra parte del mondo, come fosse importante incorniciare quell’attimo della nostra vita, come lo avessimo vissuto in prima persona, ma dove a rimetterci quel giorno furono purtroppo tanti cittadini americani.
Nell’arco di vent’anni il terrore di quel giorno non ha mai abbandonato le nostre menti, ha rivoluzionato il nostro modo di vivere la giornata, altri attacchi terroristici ci hanno avvolto le menti nel terrore, tanto da infondere un sentimento di angoscia ogniqualvolta prendiamo una metropolitana, o ci godiamo una serata di musica in un teatro.
La memoria dell’11 settembre quest’anno ha anche un valore doppio, dal momento che la guerra scoppiata in Iraq e Afghanistan immediatamente dopo gli attentati, con l’obbiettivo di sradicare e radere al suolo ogni gruppo terroristico globale, si è rivelata dopo vent’anni solo un grande fallimento. Un fallimento economico, ma soprattutto un fallimento sociale perché come sempre a rimetterci sono sempre i civili e gli innocenti. La guerra contro “il nemico invisibile” post 11 settembre e la conseguente ritirata degli Usa dall’Afghanistan dunque non ha liberato il mondo dalla minaccia terroristica, ma ha consolidato la sua affermazione, dando di fatto spazio a gruppi estremisti per rafforzarsi e radicalizzarsi ancora di più.